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Servizio pubblico: patrimonio culturale italiano o valanga di contenuti inutili?

di Davide Giacalone - 26 ottobre 2007

Fa bene lo sfiduciato Petruccioli, presidente della Rai, a non dimettersi. Sta bene dove sta. Fa bene Fabiani a rilasciare dichiarazioni che sono prese in giro, a dirsi indipendente ed immaginarsi manager attivo. Fanno bene Bianchi, Curzi Malgeri, Rizzo Nervo, Rognoni, Staderini ed Urbani a non fare una piega, a starsene seduti in quel consiglio d’amministrazione. Sanno e sappiamo che sono del tutto inutili, non hanno alcuna funzione o ruolo, vivono una stagione di piccoli privilegi, di nullafacenza retribuita, d’interlocuzioni talora eminenti e talaltra seducenti, è umano sperino che duri il più a lungo possibile, è comprensibile che non s’accorcino la pacchia di loro spontanea volontà. Non sono diversi, del resto, dai loro predecessori: professori, manager, lottizzati, indipendenti. Sono passati e nulla è cambiato. Perché la Rai non cambia, la Rai è da chiudere. E non si sfidi ancora il senso dell’umorismo con la solita menata del “patrimonio culturale”. Basta, mettetelo su qualche decina di dvd e costerà due soldi diffonderlo alla grande. Il resto è paccottiglia: dai quiz ai culi. Se il servizio pubblico avesse una sola rete televisiva ed una sola rete radiofonica, ci sarebbe il problema di trovare contenuti all’altezza per l’intera giornata, avendo, invece, decine di reti la cosa si risolve con un numero mostruoso di dipendenti, un debito da bancarotta, una carovana di raccomandati e la divisione in strutture che sono tanti feudi chiusi, senza alcuna logica aziendale.

Il patrimonio che c’è, alla Rai, professionalità umane comprese, resta seppellito sotto ‘sta valanga d’inutilità. Che, però, si regge. Già, perché la metà del tutto la paghiamo con le tasse, e l’altra metà la paga un mercato pubblicitario ingabbiato nel duopolio. La politica piazza i suoi. Talora c’è qualche scaramuccia, volano parole grosse, poi tutti a cena di lavoro, così aripaga la Rai. Delle ragioni per cui la commissione parlamentare di vigilanza ha sfiduciato Petruccioli non vi parlo, sono irrilevanti. Non le conoscono neanche loro. Sarà l’occasione per una redistribuzione di posti, da farsi con calma, dopo lunghe trattative che diano un senso al tempo che intercorre fra la colazione della mattina e la prima teatrale. Si riconoscono: quelli nelle prime file e con il biglietto regalato.

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