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La parola non si nega a nessuno

“Non sono laici, sono zotici”

Professoroni? La loro forza è l’ottusità e si vede. Meritano un giudizio severo

di Davide Giacalone - 17 gennaio 2008

Quegli sfessati ignoranti, che hanno ottenuto il risultato di far restare Ratzinger lontano dall’università, meriterebbero d’essere nominati chierichetti onorari, se non fosse che anche per svolgere quell’adolescenziale funzione occorre una certa conoscenza delle cose è consapevolezza del ruolo. Non sono laici, sono zotici. Solo la loro crassa devozione alla stupidaggine ha potuto consentire al capo della chiesa cattolica, in Italia, di passare per uno cui è tolta la parola. Un martire (solo figurato, grazie al cielo) della libertà di pensiero. La cosa è talmente grottesca da spingermi a suggerire di non esagerare, di non marciarci troppo, perché poi si cade nel ridicolo.

I nomi di questi professori, di questi sé dicenti scienziati, meritano d’essere pubblicati. I più non diranno niente a nessuno, essendo solo buste paga del mancato insegnamento. Comunque tutti utili a dimostrare che si può giungere in cattedra senza aver capito cosa sia la cattedra. E non vanno risparmiati neanche gli studenti, cui forse nessuno ha fatto studiare la storia della Repubblica Romana e l’essenza del migliore risorgimento laico. Non va fatto loro lo sconto giovanile, perché così andando le cose finiranno con il sostituire i loro professori, senza in nulla migliorare la specie. Hanno stratorto, perché non solo non si toglie la parola, ma il bello è proprio andare ad ascoltare chi la pensa diversamente. Che già c’è da festeggiare se s’è trovato qualcuno che pensa. La parola si può negare a chi a sua volta la nega. Ad un dittatore, perché i suoi sudditi non possono parlare. A Castro, per esempio, o lo si ospita ricordandogli i poeti che ha messo nei lager. Anche il papato (non questo, ovviamente) negò il diritto di parola, di dissenso, di libertà. Ma ha vinto la cultura della tolleranza e della convivenza, il che ha giovato anche al magistero religioso.

L’idea che la religione debba essere fondamentalista, che ciascun fedele debba essere allineato alle letture più retrive, accomuna i firmatari antipapalini ai talebani. Meritano, quindi, un giudizio severo. Dentro le mura leonine, però, non si tenti di far credere che quelli siano rappresentanti di chissà quale realtà, dotati di chissà che forza, o addirittura di cultura. Suvvia, non si speculi, la loro forza è l’ottusità, e si vede.

Pubblicato su Libero di giovedì 17 gennaio

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