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Attenti a non scambiare stabilità con stagnazione

Il vento è girato..

L’Italia ha bisogno di ben altro, né tutti hanno vocazione per la ciurma

di Davide Giacalone - 20 dicembre 2010

Avviso ai naviganti: il vento è girato. Dopo il rinnovo della fiducia una cosa è chiara alla truppa parlamentare: la legislatura dura finché dura il governo. Questo stabilizza l’esecutivo, al di là delle colorite cronache sull’andirivieni di tanta bella gente anonima. E lo stabilizza al punto da potere rendere verosimile la voglia di galleggiare e andare avanti. Si tratta, adesso, cambiate le condizioni meteo, di tarare la rotta e scegliere le vele.

Le imbarcazioni del centro destra seguono la scia della nave ammiraglia, sempre fiduciose che sappia dove andare. Anche se non avessero tale fiducia, sanno comunque che è l’unica capace di navigare qualsiasi mare. Quindi s’accodano. Taluni credono utile allargare la flotta alle vele di Pier Ferdinando Casini, ma non hanno le idee chiare sui tempi: l’alleanza è un fatto del passato e lo sarà del futuro, chiunque s’aggreghi al terzo polo per antiberlusconismo (coltivato dopo essere stati dal tiranno beneficiati) ha sbagliato indirizzo.

Ma oggi Casini ha una potenziale rendita elettorale, data dall’essere l’unico elettoralmente sopravvissuto ad una rottura con Silvio Berlusconi, quindi il più credibile protagonista del terzopolismo (il che dimostra l’impietosa ironia della storia, essendo lui democristiano), pertanto il più capace di succhiare le ultime gocce di sangue elettorale che circolano nelle vene dei sui temporanei alleati. Il ruolo politico di Casini è cresciuto proprio mentre Gianfranco Fini si schiantava contro ad un muro e Francesco Rutelli si gettava nel vuoto, incontrando sé stesso. Siccome il tiranno è tale solo agli occhi di chi così se lo immagina, ma non può disporre di tutti i posti governativi che gli servirebbero e di tutti gli eletti che abbisognerebbero, non è da escludersi che l’alleanza si faccia, ma dopo le elezioni.

La flottiglia centrista, per le ragioni appena dette, viaggia costretta dalla disperazione. Il comandante di ciascuna bagnarola ha in cuore la voglia di vedere affondare il vicino alleato. L’unico per cui l’arrivo in porto non coinciderà con il disarmo è Casini. A sinistra devono ancora decidere se mettere le navi in acqua, o continuare a farsi la guerra spernacchiandosi, sputandosi e lanciandosi le palline di carta, ma a secco. Tanti capitan Trinchetto non fanno mezzo mozzo utile. Il prossimo 23 si riunirà la direzione del Partito Democratico, ed è una delle ultime occasioni in cui questo partito qui si può dare una linea. Sorbole!

Pier Luigi Bersani legga quel che scriviamo da anni, sulla pagliacciata autolesionista delle primarie, e legga poi le cose che va balbettando adesso, per cercare di fermare la macchina tritapartito. Scoprirà che è il caso di stare ad ascoltare. Dunque: non solo deve chiedere le elezioni anticipate, ma è bene ci metta convinzione e lavori per ottenerle.

Se la legislatura si sbrodola in lungo alla sinistra toccherà solo fare i conti con una piazza sempre meno praticabile e sempre più occupata dalla feccia che punta contro la sinistra stessa. Tutte le ipotesi dei governi che piacciono a sinistra, ovvero da loro egemonizzati e dagli italiani non votati, sono state spazzate via. Meglio accorciare i tempi, allora.

La sinistra ha paura delle urne, perché è sicura di non ritrovarcisi. Ma questo non è un prodotto del fato, bensì dei loro errori. Chiudano la porta in faccia al dipietrismo. Espellano ogni estremismo. La smettano di dire, con Bersani, che ci vogliono le “riforme istituzionali, elettorali e della giustizia”. Dicano quali. Ci vuole poco, le conoscono tutti quelli che non hanno portato il cervello all’ammasso: decisività del voto e potere in capo a chi ne prende di più, quindi sistemi di tipo presidenziale o con il premierato; procedure giudiziarie eque, quindi con tempi contenuti e separazione delle carriere, che sfoltiscano sia l’ostruzionismo legalizzato che il contenzioso esasperato.

Non devono neanche sforzarsi di dir cose di sinistra, che, tanto, non ci riescono, basterebbe il buon senso. Dopo di che s’accorgerebbero che c’è una massa di voti alla ricerca dell’alternativa al berlusconismo, che non si trova nell’antiberlusconismo. Anzi, il settore della politica più deteriormente berlusconizzato è la sinistra.

Nel complesso le diverse flotte paiono più preda che dominatrici dei marosi, mentre gli equipaggi aspirano più a fare i sugheri che i navigatori. Ogni volta che l’onda dei problemi scuote i gusci corrono tutti a legarsi agli alberi, invocando la stabilità, solo che la confondono, colpevolmente, con la stagnazione. L’Italia ha bisogno di ben altro, né tutti hanno vocazione per la ciurma.

Pubblicato da Libero

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