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Strategie digitali

I fallimenti dei clickday sono la punta dell'iceberg di un Paese che non pensa al digitale

di Luciano Ricci e Massimo Pittarello - 14 ottobre 2020

Autunno pioggia di bonus... Sono in arrivo quelli per l’acquisto dei pc, delle biciclette e la lotteria dei pagamenti elettronici. La modalità? Sempre la stessa! Nelle prossime settimane si apriranno i cosiddetti “click day” o “finestre” per richiedere i bonus. Ma, a dire la verità, non c’è molto da essere ottimisti.

Ad aprile era andato in tilt il sito dell’INPS, la scorsa settimana si è riscontrata la stessa inefficienza in Sicilia. Il sito attraverso il quale la Regione avrebbe dovuto erogare i 125 milioni a fondo perduto alle imprese danneggiate dal lockdown, sempre in modalità click day, è infatti saltato e poi, giustamente, è stato annullato tutto. Poco conta che il servizio fosse in gestione presso un primario operatore TLC del nostro paese. Come sempre l’attenzione resta limitata, a cui si somma la mancanza di procedure collaudate prima dell’appuntamento con i cittadini e le imprese (eppure i test di sistema, le prove di carico, i test sulla user experience, vengono insegnati fin dalle scuole superiori). Insomma, sempre i soliti annunci vuoti e orecche sorde agli appelli e agli allarmi. Sicindustria, per esempio, stessa aveva preventivamente manifestato perplessità. Lo stesso aveva fatto, con criterio, il presidente nazionale di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, ma purtroppo non sono stati ascoltati.

Insomma, la litania è la stessa, sempre, ovunque e comunque: non c’è, mai giusta attenzione la nel definire una strategia per le infrastrutture digitali del Paese. Ora, visto che i datacenter in servizio presso la PA sono tanti, troppi, inefficienti, costosi e non in collegamento tra loro, il primo passo sarebbe spostare i servizi non essenziali su un Cloud (pubblico, nazionale, in co-gestione con enti terzi), poiché questo consente di liberare gli enti dai costi delle infrastrutture e della manutenzione, ridurre i costi del servizio anche a fronte di economie di scala, creare un impulso alla crescita di PMI nel mercato ICT locale, che sono gli attori ideali per fornire una domanda verticale di servizi specifici.

Certo, sarebbe poi utile avere un piccolo numero di data center nazionali, di nuova generazione, sia in termini di continuità di servizio sia di sicurezza e, quindi, la creazione di un “Polo strategico nazionale” come entità amministrativa con l’obiettivo di una gestione coordinata degli stessi.  Tutto ciò però non basta se non si approccia il terzo e più importante punto di un disegno coerente: il processo di trasformazione dei servizi. Questo deve passare da una maturità culturale e deve avere l’ambizione di un processo di innovazione dei servizi stessi. Deve prevedere la creazione di centri di competenza e di tavoli di lavoro più snelli; coinvolgere tutte le strutture statali create ed impegnate in questi anni (prima tra tutte l’Agenzia per l’Italia Digitale), con l’ambizione di far partecipare le università ed i centri di ricerca, di incaricare i nostri millennials, che hanno la sensibilità di pensare una user experience più moderna. Tanto ci siamo stupiti che una società di giovani, come “Bending Spoons”, avesse creato l’App Immuni, tanto dovremmo coinvolgere queste competenze, motore del futuro del nostro paese.

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