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Public Policy

Il cambiamento nelle aziende

Il capitale umano per ripartire

Le persone non scappano dalle aziende ma dai leader incapaci

di Luciano Ricci e Massimo Pittarello - 27 aprile 2020

Siamo arrivati impreparati alla pandemia. E questo “ritardo” ha costretto i governi, citando un articolo del Wall Street Journal, a “mettere in coma farmacologico” le economie a tutela della salute praticando il distanziamento sociale. Ma come ha influito tutto questo sulla nostra vita privata e sulle aziende, sia dal punto di vista organizzativo che strategico ed operativo?

Innanzitutto è cambiata la vita delle persone ed è evidente la prima Digital Transformation wave sulle nostre abitudini in termini di lavoro, acquisti, fruizione di contenuti multimediali e socialità. E Questo cambiamento è stato accompagnato da uno molto più profondo, relativo ai valori di riferimento delle persone che hanno riportato al centro delle proprie scelte i legami più stretti, la salute, la solidarietà ed il senso civico ed ambientalista.

La seconda evidenza è stata un significativo cambiamento nella vita delle imprese. Alcuni hanno chiuso (qualcuna per sempre). Altre hanno riconvertito la produzione. Certo è che da questa crisi tutte dovranno ripensare il loro piano di business iniziando dal posizionamento sul mercato. Questa tendenza sarà ancora più evidente di quella post crisi del 2008, in cui un terzo delle imprese americane ha aperto nuove linee di business, aggredito nuovi mercati e sviluppato approcci concorrenziali molto aggressivi. E un ruolo importante, inevitabilmente, lo avrà l’introduzione di nuove tecnologie.

Infatti, la seconda Digital Transofrmation wave, che è già iniziata, riguarda la definitiva introduzione dello smart working per le aziende che hanno potuto. Ciò ha portato ad un’accelerazione nell’adozione di tecnologie di collaboration ed al passaggio dei sistemi informativi in cloud, nonché ad un potenziamento di tutti i collegamenti Internet e VPN. Altrettanta attenzione è stata data ai sistemi di disaster recovery, di business continuity e di cybersecurity.  Il vento del cambiamento, però, è soffiato anche sulla capitalizzazione delle aziende in borsa, portando scombussolamenti a macchia di leopardo. Per Airbnb, per esempio, è svanito il sogno della quotazione; Zoomha visto un’esplosione di download sul mercato enterprise e, nonostante i pesanti problemi di sicurezza, registra una capitalizzazione oggi circa 3,5 volte superiore quella di Telecom Italia; Amazon e Facebook hanno riaffermato, con un ruolo più istituzionale, il loro primato affiancandosi in prima linea con i governi per la diffusione di comunicazioni inerenti il Covid-19 e la vendita di dispositivi medici e sanitari di prima necessità.

Quali saranno le altre, inevitabili, sfide che le imprese dovranno affrontare sul mercato post crisi? Qui possiamo identificare la terza Digital Transformation wave. Quella che accelererà l’adozione delle tecnologie Industry 4.0; che applicherà la differenziazione dei fornitori su tutta la filiera produttiva; che farà affacciare direttamente le aziende manifatturiere al mercato, attraverso l’eCommerce; che guiderà la definizione dei servizi, del princing, della clientela di riferimento attraverso i big data e la business analytics… Insomma, chi vorrà sopravvivere dovrà avere forti fondamenta tecnologiche e non potrà fare a meno dell’infrastruttura abilitante dell’informatica e di una robusta protezione in termini di cybersecurity.

Questo non significa però che la spesa IT delle aziende sarà in forte espansione, perché le politiche di contenimento dei costi toccheranno anche questo comparto. Per cui è prevedibile una re-internalizzazione di alcuni servizi primari, con pesante effetto sul già scarso mercato delle competenze IT. Inoltre l’organizzazione dell’azienda passerà da gerarchica a “bespoke”, attraverso l’adozione di plan-ahead straegy teams, che includeranno inevitabilmente i CIO ed i CISO, incaricati di forward-looking intelligence, cioè di analizzare i possibili scenari evolutivi, proporre nuovi possibili obiettivi di business e strategie per raggiungerli, fino ad un integrale shape new business. Questo consentirà di aumentare la resilienza delle aziende per affrontare un futuro altamente incerto: il management sarà chiamato ad agire, sbagliare, adattarsi e cambiare. In questo quadro sfidante, la tecnologia sarà un fattore abilitante ma chi lo governerà sarà sempre e soltanto l’uomo. E le relazioni tra le persone, il capitale umano, saranno fondamentali.

Un ruolo chiave per riavviare queste relazioni lo avrà il responsabile delle risorse umane. Per farlo dovrà avere delle caratteristiche molto diverse da quelle  attuali, e probabilmente molte figure ad oggi presenti in azienda dovranno essere cambiate. Non verrà richiesto un mero ruolo tecnico e burocratico, ma principalmente capacità di comunicazione, empatia, trasparenza, positività, meritocrazia per guidare i giudizi esclusivamente sulle competenze e sulle capacità di adattamento.

È nelle situazioni di stress che le aziende possono valutare meglio le persone e capire chi è in grado di reagire in maniera positiva, di adattarsi ai nuovi contesti, di auto-motivarsi e di proporre nuove idee.

In uno scenario di vita aziendale normale, spesso si è pretesa la condivisione, senza però coinvolgere i singoli nella programmazione strategica ma soltanto affidando dei task operativi. Ora è il momento di ricostruire i ponti distrutti, perché sarà solo attraverso la condivisione delle idee che si potranno riconoscere i talenti nell’azienda. Una persona che si sente apprezzata farà sempre più di quanto è dovuto. E questo non riguarda solo il personale, ma anche il management. I dipendenti osservano i vertici per capire se, al di là della semplice gestione, vi siano competenze solide che possono essere la base di una azienda competitiva, in grado di affrontare il, difficile, mercato futuro. Stanno comprendendo se le loro decisioni ed il modo di comunicarle sono fonte di certezze ed affidabilità in questo momento di tempesta.

Questa consapevolezza aiuterà anche ad affrontare il mercato del lavoro. Non sia sottovalutato questo aspetto con il semplicistico pensiero che, nei momenti di crisi, l’offerta supera di gran lunga la domanda… Soprattutto nello scenario futuro sarà sempre più appropriato l’adagio che recita “le persone non scappano dalle aziende ma dai leader incapaci”.

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