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Alla ricerca della crescita

Troppi sussidi

Per creare lavoro investire di più in politiche attive

di Enrico Cisnetto - 24 novembre 2019

L’economia è ferma e il mercato del lavoro pure. Solo che, invece di investire in politiche attive, nuove competenze, formazione, guardando alle nuove professioni e ai nuovi modelli produttivi, si procede nella direzione opposta. Da una parte imponendo rigidità normative di matrice ideologica novecentesca, non certo in linea con la nuova struttura del tessuto produttivo e, dall’altra, con sussidi che non aiutano il mercato del lavoro a risollevarsi.

A otto mesi dall’entrata in vigore, l’impatto del reddito di cittadinanza sull’occupazione è “pari a zero”, tanto che lo stesso governo nella Nadef scrive che “l’incremento del tasso di partecipazione al lavoro ancora non emerge”. Anzi, secondo lo Svimez, lo strumento voluto dai 5stelle – che è nato come sussidio assistenziale e tale resta – addirittura allontana le 704 mila persone considerabili “occupabili” dal mercato del lavoro (sui 2,2 milioni di beneficiari totali). Per cui ancora oggi i centri per l’impiego e i ‘navigator’ non sono entrati a pieno regime. E anche quando partono va male, visto che le prime chiamate ai potenziali lavoratori non trovano risposta fino al 40%. Un’indagine della Guardia di Finanza compiuta nei mesi scorsi, poi, ha riscontrato livelli di frode tra il 60 e il 70% dei controlli. Naturalmente speriamo che sia un caso, ma il problema viene da lontano, non solo perché chi riceve un reddito fino a 780 euro anche senza far niente potrebbe non avere interesse a trovare un impiego, ma perché è completamente sbagliato l’approccio.

Infatti, non preoccupa tanto che a settembre la disoccupazione sia tornata a salire dal 9,6% al 9,9% (dati Istat) dopo molti mesi, quanto la debolezza strutturale del tasso di occupazione, che è del 59,4%, con un picco del 33% tra le donne del Mezzogiorno. A conti fatti, lavorano solo 23 milioni di persone su una popolazione totale di 60,5, cioè il 38%. Troppo poco. E, con l’invecchiamento della popolazione in atto, questo trend andrà degenerando. Oltretutto, vista l’esplosione dei part-time involontari, in termini di ore lavorate siamo ancora in perdita del 5,5% rispetto ai livelli pre-2008. Inoltre, retribuzioni (solo +0,16%) e produttività (ai livelli del 2000) ferme sono il segno che anche quando aumenta l’occupazione, non migliora la sua qualità. Per cui è evidente che bisogna rivoluzionare l’approccio.

Come? Di sicuro in modo opposto a quello del decreto dignità, visto che dalla sua adozione i contratti a tempo, invece di diminuire, sono aumentati di 29 mila unità (restando al 17% del totale contro una media europea del 13,6%) e, secondo l’Inps, si sono bloccati i flussi di nuove assunzioni. Purtroppo, l’Italia spende poco in politiche attive (ben al di sotto della media dei paesi Ocse) e molto (troppo) in sussidi. (twitter @ecisnetto)

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.