Italia senza reazione
Choc e catastrofi naturali, l'Italia in coda per capacità di reazione
di Enrico Cisnetto - 13 ottobre 2019
Capacità di reazione zero. In caso di shock economico, catastrofe naturale o qualunque altro evento negativo, l’Italia non ha forze né energie per reagire. Sembra che anche il governo se ne sia accorto. Nella Nota di aggiornamento del Def, infatti, viene chiesto a Bruxelles lo 0,2% di flessibilità in più (3,5 miliardi) per alcune spese eccezionali finalizzate ad “aumentare la resilienza del Paese”. Di cosa si tratti, in concreto, non è chiaro, ma se l’obiettivo è rendere l’Italia più capace di adattarsi al cambiamento e di assorbire un urto senza rompersi, non c’è dubbio che il lavoro non manchi.
La nostra debolezza strutturale e la nostra intrinseca vulnerabilità sono emerse lampanti in uno studio congiunto di Swiss Re, la più grande compagnia di riassicurazione del mondo, e della London School of Economics, che hanno creato un indice di resilienza con cui viene misurata la capacità dei paesi di reagire agli eventi negativi straordinari. Ebbene, la classifica ci piazza penultimi su 31 Paesi, meglio solo della Grecia e peggio di Brasile, Portogallo, Turchia o India. Per cui, se l’intero pianeta ha complessivamente meno margini di reazione di dieci anni fa, dice il paper del colosso elvetico, l’Italia sta messa ancora peggio. E questo per una serie concatenata di fattori, che vanno dall’elevato debito pubblico all’invecchiamento demografico, dall’elevata spesa previdenziale alla carenza di infrastrutture. E a tutti gli altri problemi che ci affliggono. Per cui non è un caso che i margini di sicurezza e di bilancio continuino a ridursi. Secondo la Commissione Ue, infatti, nell’ultimo anno il nostro deficit strutturale è aumentato dell’1,1%, più di tutti in Europa, mentre la Grecia segna +0,8% e Germania e Francia +0,4%. Insomma la forbice si allarga sempre di più.
Siamo quindi condannati soltanto ad incrociare le dita, sperando che non accada nulla? Non proprio. Secondo Swiss Re. è possibile creare una cornice protettiva attraverso alcuni strumenti, di cui tre in particolare. Il primo è un serio piano di messa in sicurezza del nostro territorio così da prevenire alcuni danni da catastrofi naturali (inondazioni, frane, alluvioni, etc). A cui aggiungere un maggior ricorso alle polizze anticatastrofali, visto che pur essendo il paese più a rischio d’Europa, siamo quello meno assicurato. Una assurdità, perché attualmente è sempre intervenuto solo lo Stato, con un aggravio per le finanze pubbliche di circa 7 miliardi l’anno, e un’erogazione dei fondi lenta e farraginosa. Ma lo studio suggerisce anche un maggior ricorso a forme di sanità e previdenza integrativa. La nostra spesa pensionistica in percentuale al pil è tra le più alte al mondo, siamo il secondo paese dopo il Giappone più vecchio al mondo e il tradizionale sistema a ripartizione, da solo, non regge più. Tanto che i cittadini negli ultimi anni hanno aumentato del 10% il ricorso a forme complementari. E lo stesso vale per il welfare pubblico, che ha troppi buchi e diseguaglianze per risultare efficiente. Il suggerimento è quello di intervenire creando un sistema di protezione per le famiglie monoreddito in caso di decesso di chi porta i soldi a casa. Insomma, sulla nostra vulnerabilità non ci sono dubbi, su come intervenire ci sono degli ottimi consigli, dobbiamo (solo) sperare che il governo trasformi una generica presa di coscienza in fatti concreti. (twitter @ecisnetto)
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.