ultimora
Public Policy

Cogliere l'occasione

Torna a casa Borsa

E' il momento di riprendere il controllo della Borsa italiana 

di Enrico Cisnetto - 22 settembre 2019

Non so se Milano possa diventare la “piazza finanziaria dell’eurozona” – lo spero, ma ne dubito – ma intanto la Borsa italiana deve assolutamente tornare a casa. Dopo aver fatto la sciocchezza sesquipedale di cederla a Londra, dobbiamo riprendercela subito, considerato che le mani di Hong Kong sul London Stock Exchange hanno aperto la questione, il rischio Brexit ha rafforzato la motivazione e il governo – per fortuna – sta lavorando per cogliere l’occasione. Che non va sprecata.

Quando nel 2007 il 100% di Piazza Affari fu venduto al LSE, scrissi senza mezzi termini che si trattava di un doppio errore. Economico, visto che parliamo di un mercato ricco che ogni giorno muove più di 100 miliardi di titoli di Stato, con rendimenti molto positivi e gli utili più elevati di tutta la Borsa londinese. Dunque, perché regalare quelle risorse? In cambio di cosa? Ma era anche un errore strategico, visto che su temi finanziari così delicati oggi non abbiamo nessun presidio di capitale, rischiando di essere travolti dal corso degli eventi che passano Oltremanica. Insomma, ci stavamo creando un’inutile dipendenza. Che ora, infatti, si è palesata quando la Borsa di Hong Kong ha provato ad acquistare, per 36 miliardi di euro, quella di Londra, e di conseguenza anche la nostra, visto che da 12 anni ne siamo una costola. L’attacco sembra per ora fallito e la proposta respinta, ma non è detto che i cinesi non tornino alla carica. In caso, saremmo costretti a traslocare dall’altra parte del mondo, succursale di una succursale. E se a questo aggiungiamo l’alea della Brexit, con il rischio che il Regno Unito esca dalle istituzioni europee e da ogni regola comune, potendo quindi agire autonomamente infischiandosene (ancor di più) dei nostri interessi, è ovvio che dobbiamo riprenderci Piazza Affari prima possibile. Anche perché sulla Borsa di Milano hanno messo gli occhi anche i tedeschi con Deutsche Börse e i francesi con Euronext.

Non si tratta di sentimentalismo sovranista, nostalgia di quando la nostra “borsetta” faceva rima con “liretta”. In gioco c’è il controllo di una infrastruttura finanziaria su cui passano azioni e obbligazioni corporate, ma anche i titoli del debito pubblico italiano, snodo tanto pesante (nuovo record oltre quota 2.400 miliardi) quanto delicato, da lasciare sciolto da ogni controllo. Tanto è vero che anche il governo Gentiloni, di certo non nazionalista, aveva provato a riconquistare la Borsa attraverso la creazione di un commissario alla Piazza Finanziaria milanese. Ma senza la norma attuativa, l’arma ideata nel 2017 per la difesa dell’asset era rimasta scarica.

Ora, per proteggere il mercato telematico dei titoli di Stato (presieduto da un’eccellente professionista come Maria Cannata) e il resto di Borsa italiana, il governo ha rafforzato il golden power con un decreto, imponendo la necessità di un’autorizzazione governativa sugli acquisti di asset strategici – tra cui le infrastrutture finanziarie – da parte di soggetti non europei. Bene, ma non basta. Piazza Affari fu venduta per 1,63 miliardi e se pure il suo valore è oggi aumentato, per riportarla a casa sarebbero soldi ben spesi. E solo dopo avremo le carte in regola per provare a fare di Milano la piazza finanziaria europea. Magari proponendo all’Europa di realizzare un unico mercato finanziario continentale. (twitter @ecisnetto)

Social feed




documenti

Test

chi siamo

Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.