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  • 20190107 - Più vecchi, più poveri

Gap generazionale

Più vecchi, più poveri

Demografia e scarsa produttività un mix letale che ora va affrontato

di Enrico Cisnetto - 07 gennaio 2020

Più vecchi, più soli e (un po’) più poveri. Nel 2019, per la prima volta nella storia, il numero di over 60 ha superato quello degli under 30. Ma ora cominciamo il 2020 con l’ulteriore, triste, certezza di quanto un letale mix di invecchiamento demografico, assenza di produttività, investimenti sotto zero e nessuna idea di futuro pesino sull’economia italiana. Senza un cambio di passo, infatti, la Banca d’Italia rivela come in vent’anni il prodotto interno lordo perderà il 15% e il reddito pro-capite scenderà del 13%. Con il combinato disposto di denatalità e longevità gli over 65 aumenteranno di sei milioni (diventando un terzo della popolazione), mentre gli under 54 scenderanno di otto. In totale, ci saranno 1,2 milioni di italiani in meno, che diventano 5,6 milioni in 40 anni. Insomma, saremo complessivamente di meno, scarsamente produttivi e generalmente più vecchi, con l’incidenza della spesa pensionistica sul pil che conseguentemente arriverà al 18,3%. E saremo anche costretti a contare meno sull’apporto, in calando, degli immigrati, mediamente più giovani e più attivi, E non è cosa da poco, visto che il pil italiano, che dal 2001 al 2011 è cresciuto del 2,3%, senza di loro sarebbe calato del 4,4% (dati Bankitalia).

D’altra parte, non solo gli investitori, ma chiunque volga lo sguardo sul nostro Paese dall’esterno lo vede benestante, ma fermo, privo di strategia e senza un’idea di futuro. Siamo una “società signorile di massa” (copyright Luca Ricolfi), ma senza prospettive. Un paese abitato da gente ricca, il cui patrimonio complessivo (immobili, liquidità, strumenti finanziari) è 8,4 volte il reddito disponibile, un multiplo come non ce ne sono al mondo (la Germania arriva solo a 6,5) ed è in crescita, visto che il risparmio gestito nel 2019 è cresciuto del 13,9%, arrivando a 2.280 miliardi. Ma al contempo un paese collettivamente sempre più povero, visto che il debito pubblico ha raggiunto i 2.447 miliardi. D’altra parte, i depositi bancari valgono all’incirca quanto il pil (1.700 miliardi), ma i primi salgono e il secondo resta inchiodato. Anche perché il risparmio non viene messo al servizio dell’economia reale, e quindi non produce sviluppo.

Come emerso anche dalle ultime analisi del Censis, in Italia regna l’incertezza. E per risolvere il declino, demografico ed economico, non è né può essere sufficiente allungare la vita lavorativa. Il rapporto tra popolazione in età lavorativa e non, è troppo sproporzionato. Servirà cominciare a ricostruire qualche prospettiva. Per esempio sostenendo la partecipazione femminile al lavoro (oggi nel Mezzogiorno lavora una donna su tre) e colmando il gender gap. E poi attraverso un aumento della produttività che, già ferma a zero crescita da vent’anni, perderà un ulteriore 4% nei prossimi venti (previsioni Fmi). Ma, poiché saremo più vecchi e quindi meno propensi al cambiamento tecnologico, serviranno politiche specifiche di formazione continua e, soprattutto, una spinta maggiore all’innovazione di tutto il Paese. Possibilmente come corollario di una più generale idea di futuro prossimo venturo. (twitter @ecisnetto)

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.