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Assetti e competenze

Accelerare sulla nuova Consob

La nomina definitiva di Nava è il primo indispensabile passo per ripartire

di Enrico Cisnetto - 25 marzo 2018

Nel metodo e nel merito, sono diverse le questioni delicate che riguardano la Consob in questa fase di (troppo lungo) interregno. Ma se l’autorità di vigilanza sulla Borsa riuscirà ad uscirne con la dovuta energia, i benefici per il mercato potrebbero essere notevoli e diffusi. Prima di tutto, è necessario che venga ricomposto il plenum dei commissari, scoperto ormai da dicembre con la scadenza del mandato del presidente uscente, Giuseppe Vegas, sostituito ad interim da Anna Genovese. E mentre il quinto commissario, Paolo Ciocca, è già operativo, la nomina di Mario Nava a nuovo presidente è ancora incompleta. Il Governo ha deliberato prima la sua designazione e, dopo il parere favorevole delle competenti commissioni parlamentari, ne ha formalizzato l’investitura. Adesso, però, è necessario il decreto del Presidente della Repubblica e la registrazione finale della Corte dei Conti. Il problema è che Nava è direttore generale presso la Commissione europea per la sorveglianza del sistema finanziario e la gestione delle crisi, e non è chiaro se possa approdare in Consob grazie ad un “distacco”, ad una “aspettativa” o, meno probabilmente, per dimissioni dall’attuale incarico. Ora, se è indubbio che sia il curriculum che l’attuale ruolo potrebbero essere un bagaglio assai utile una volta entrato in carica, l’auspicio è che questi non creino un danno ritardando ulteriormente la ricomposizione della commissione.

Anche perché, nel merito, sono molte le questioni da affrontare. La prima, Nava l’ha illustrata durante un’audizione parlamentare. Se fino ad ora i commissari sono stati sostanzialmente “passivi” rispetto all’attività delle strutture della Consob, aspettando le proposte e il lavoro dei dirigenti operativi, il presidente designato ha invece prospettato un ruolo più attivo, integrato e partecipativo nelle decisioni. Un’ottima notizia, anche in considerazione delle conclusioni a cui è giunta la Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche. Infatti – e qui arriviamo al secondo nodo da sciogliere – è necessario sia potenziare i poteri di ispezione e indagine, sia rivedere e migliorare gli scambi informativi con Banca d’Italia e Antitrust, anche in attesa di una legge di riforma organica delle authorities. Specie se poi, dopo 11 anni di attesa, parlamento e governo decidessero finalmente di intervenire, ridefinendo per la Consob le competenze su correttezza e trasparenza del mercato, per Bankitalia quelle relative alla stabilità aziendale e sistemica e per l’Antitrust quelle per la concorrenza. Magari integrando le attività dell’Ivass (che vigila sulle assicurazioni) e della Covip (che controlla i fondi pensione).

Contemporaneamente, e forse ancor più importante, è il processo di ridefinizione dell’architettura delle authorities in corso a livello europeo, tra le quali l’Esma, che vigila sui mercati. Certo, con un governo dotato di un mandato forte sarebbe più facile, ma in tutti i casi l’Europa non aspetta. E, allora, la celere nomina definitiva del presidente Consob è il primo indispensabile passo per affrontare tutte le sfide che abbiamo davanti. Comprese quelle per una nuova legislazione a tutela del consumatore nell’era del fintech e dell’applicazione pratica della Mifid II, da poco entrata in vigore. L’esperienza e le competenze per affrontare queste sfide non mancano. Devono solo mettersi a lavoro al più presto. (twitter @ecisnetto).

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