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Le Pen non ha ancora vinto

Tre cose che so sulla Francia

Gianfranco Pasquino su TerzaRepubblica commenta la situazione politica transalpina

di Gianfranco Pasquino - 10 dicembre 2015

Tre cose che so sulla Francia. Prima cosa, accertabilissima: il Front National non ha (ancora) vinto un bel niente. E’ in testa in sei regioni. Soltanto in due, una al Sud-Est, l’altra al Nord, dispone attualmente di una percentuale di voti intorno al 40 per cento, difficile da superare. Nelle altre quattro regioni può perdere a due condizioni: a) che vadano a votare elettori astenutisi al primo turno che non vogliono che vinca il partito guidato da Marine Le Pen. Sarà facile scoprire se questa condizione sarà soddisfatta confrontando in quelle regioni le percentuali dei votanti al primo turno con quelle al secondo turno che, incidentalmente, non è un ballottaggio poiché possono rimanere in lizza più di due candidati purché abbiano superato la soglia percentuale di accesso. Seconda condizione: b) che socialisti e gollisti si diano almeno una mossa e la comunichino alta e forte agli elettori.

Seconda cosa che so: il Front National non è un partito populista e Marine Le Pen non è una leader populista. La destra in Francia ha regolarmente dato vita a partiti ultranazionalisti oppure a qualche esperimento “carismatico”-plebiscitario. Se dobbiamo davvero (ri)definirlo, il Front National è il Partito della Nazione (di Francia). E’ spalmato su tutto il territorio francese. E’ forte, ma non fortissimo, un po’ dappertutto (tranne che nell’alta borghesia parigina). Ha un elettorato che in altri tempo avremmo definito, noi che sappiamo qualcosa dei partiti e delle classi sociali, un partito interclassista. Non è un partito pigliatutti (plurale) poiché Marine Le Pen sicuramente ha preclusioni, ad esempio, contro i non-cattolici, contro gli immigrati, anche se hanno la cittadinanza, contro la borghesia. Il programma del FN ha pochi elementi populisti, contro le elites e contro l’establishment, contro la tecnocrazia europea, che si trovano in tutti i partiti di estrema destra classica.

   Terza cosa che so (e che Pierluigi Battista, Corriere della Sera, non sa) è che, trattandosi di elezioni regionali e non presidenziali, il tripolarismo, ovvero i candidati di tre schieramenti al secondo turno, è evento possibile, nient’affatto scandaloso e neppure ingannevole. Se le desistenze socialiste sono intese per sconfiggere le candidate/i candidati del Front NationaI favorendo i gollisti, ci stanno tutte: “è la politica, bellezza”. Quello che conta è che le desistenze sono inutili (qualcuno, anche fra i socialisti francesi, direbbe persino stupide), se non sono almeno in parte concordate in maniera tale da essere premiate dagli elettori, ma possono anche essere bocciate. Hanno un precedente talmente clamoroso che mi meraviglio grandemente che non venga ricordato. Nelle elezioni presidenziali del 2002, il candidato socialista, a causa della presenza di una pletora di candidature nella sinistra, venne preceduto da Jean-Marie Le Pen e non riuscì ad andare al ballottaggio. Dopo un’agonizing reappraisal, i socialisti e tutta la sinistra francese decisero di votare il gollista Chirac, dimostrando con le percentuali di essere ancora molto vivi, se non decisivi.  Insomma, il secondo turno consente operazioni significativamente importanti, non negoziazioni opache, ma trasparenti e nient’affatto criticabili, non alle spalle degli elettori, ma di fronte a loro.

   Coda: dunque, qualsiasi sistema elettorale a doppio turno offre grandi opportunità politiche agli elettori. Quelli che non sono andati alle urne possono ripensarci. Quelli che ci sono già andati hanno la possibilità, una volta visto e valutato l’esito del primo turno, di cambiare voto. No, il Front National non ha ancora vinto niente. E, sì, gli elettori francesi hanno una seconda chance. Vive la France.

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