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  • 20150616 - Renzi prendi il fucile

A bocce ferme, qualche considerazione sul voto regionale

Renzi prendi il fucile

Spaccatura nel Pd, scandali a Roma, immigrazione. Tutte le ferite aperte del premier

di Giorgio Cavagnaro - 16 giugno 2015

Il Partito Democratico e il governo risultano oggettivamente indeboliti, e ciò è attribuibile a tre fattori, il primo dei quali è l’evidente divisione interna del PD. Una divisione senza precedenti nella sinistra italiana, pur rinomata per la sua tendenza alla frammentazione. In passato però queste divisioni portavano, in un’ottica almeno coerente e politicamente corretta nel senso profondo del termine, a scissioni con relativa nascita di nuove formazioni. Invece in queste elezioni il Pd ha schierato, di fatto, due squadre diverse, impersonate di volta in volta da uomini dagli orientamenti fortemente divergenti.

Gli altri due fattori sono, in tutta evidenza, l’effetto depressione incombente sul corpo elettorale in conseguenza delle indagini sulla corruzione a Roma, che hanno assestato un colpo durissimo alla credibilità della politica in toto, e l’irrisolvibile questione dei migranti.

“Capitale corrotta = nazione infetta” strillava un famoso titolo dell’Espresso tanto, tanto tempo fa. Era il 1955 e il settimanale si riferiva a colossali illeciti negli appalti immobiliari di Roma, rivelati da un inchiesta di Manlio Cancogni. Bene, festeggiamo i sessant’anni di quello scandalo senza farci mancare niente, rilevando anzi la trasversalità davvero deideologizzata dei protagonisti, dal bieco ex terrorista nero Carminati all’orrendo Buzzi, dirigente delle Coop rosse, uniti nella greppia del festino tangentaro no limits.

Sullo sfondo, Roma, attonita e immobile, simboleggiata dal suo sorridente sindaco, troppo impegnato in spensierati gay pride e garrule piste ciclabili per combinare qualcosa.

Renzi appare preoccupato, e ha ragione. Di consigli validi gliene ha dati già molti il direttore Enrico Cisnetto, di mio aggiungo una postilla: urge che il premier-segretario, che ha trasformato il rancido Pd in un partito ispirato alla sinistra europea di stampo blairiano, sia pur condito dalle indispensabili venature democristiane, affronti e risolva la questione connessa a quel sentimento popolare, un po’ irrazionale, legato alle vecchie suggestioni berlingueriane che alberga ancora nei dintorni del Pd. Non tanto nei furbi e livorosi oppositori interni, ma in una parte di elettorato sognatrice e nostalgica, che ama cullarsi, prontamente vellicata dall’unica organizzazione territoriale ancora efficiente nel paese, quella sindacale.

Renzi ha il dovere di agire, ritrovando il dialogo con la parte meno radicale di quest’area, depotenziandola e disinnescandone gli effetti perniciosi per il rinnovamento della sinistra e soprattutto per la futura stabilità dell’Italia. La vis comunicativa per l’impresa non gli manca, dunque si metta al lavoro anche su questo fronte.

Il resto è talmente lontano da un’idea sia pur vaga di opposizione di destra, trattandosi dei clown Salvini e Grillo, che puntano tutto l’uno sulla questione immigrazione, come se avesse in tasca una soluzione seria, l’altro sulla fuoriuscita dall’Euro, e ho detto tutto.

Anche se, in Italia, non si sa mai.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.