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Il sindaco di Roma scalda i muscoli

Walter Veltroni: una stella già nata

Ma non è troppo tardi per rimettere in moto un bipolarismo claudicante?

di Elio Di Caprio - 25 giugno 2007

Walter Veltroni non è un astro nascente, è una stella già nata, coccolato a destra e a manca come un volto “nuovo” in grado di imprimere una svolta decisiva al bipolarismo all"italiana, arenatosi prima del tempo in insormontabili contraddizioni. Al pastrocchio dell" Unione-Ulivo- Partito Democratico non resta altro, per uscire da una crisi di credibilità manifesta, che ripiegare sull"immagine più rassicurante di un personaggio come Veltroni che si è fatto sempre vanto di non essere stato mai comunista, pur essendosi iscritto al partito comunista di Berlinguer di tanti anni fa.

E" dunque Veltroni il vero post-comunista doc in grado di scrollarsi il passato e di farsi accettare da tutti, anche da quel che resta della sinistra ex democristiana, in nome di un progetto pragmatico e modernizzatore? Non basta l"immagine e il pedigree moderato e tollerante dell"attuale sindaco di Roma a farci sperare nell"avvento di un Sarkozy di sinistra in grado di creare una “rottura”, questa volta tutta italiana, rispetto al tran-tran del bipolarismo in corso. Non sono più i tempi di Moro, di Berlinguer, di Almirante ed il popolo di sinistra ( o quel che è rimasto di esso) ha tutto il diritto di non accontentarsi dei piccoli personaggi, dei D"Alema, dei Fassino, dei Bersani, che pure rappresentano il vissuto delle varie anime della sinistra che ora si autodefinisce moderata. C"era perciò bisogno di una sintesi di ricambio e di un colpo d"ala per far uscire i DS dalla strettoia che li attanaglia, tra l"evidente insuccesso della coalizione di centrosinistra di Prodi di cui sono perno fondamentale e i risvolti poco edificanti delle vicende finanziarie in cui sono coinvolti.

La candidatura di Veltroni imposta dai DS a capo del partito democratico e a probabile prossimo leader del centrosinistra nelle prossime elezioni che dovrebbero svolgersi a distanza ravvicinata, è dunque l"ultima spiaggia, il nuovo asso nella manica al cui successo tutta la sinistra, anche quella radicale, dovrebbe puntare pur di non farsi estromettere dal governo del Paese. Siamo a questo punto. Ma la (ri)entrata in campo con tutti gli onori di Veltroni rischia di coprire e nascondere i problemi mai risolti di una sinistra rissosa e inconcludente, ancora incapace di rinunciare ai vecchi pregiudizi. In qualche modo ricorda la fretta con cui due legislature fa, nell"affannosa rincorsa al centrodestra, anche allora dato per vincente, uscì dal cilindro del centrosinistra la candidatura dell"ultimo momento di Rutelli da contrapporre al personaggio Berlusconi con i risultati che tutti sappiamo.

E" vero che Veltroni non è Rutelli e neppure l" Amato di lungo corso, non è un giocoliere della politica pronto a spostarsi da una parte all"altra, infischiandosene della coerenza. Ma forse proprio per questo avrà vita dura e non gli riuscirà a fare sintesi all"interno della sua stessa coalizione di riferimento sempre più frammentata e in bilico. Saranno molto più importanti, se ci saranno, le conseguenze sul versante del centro destra con la tentazione di opporre ad un Sarkozy di sinistra, come vorrebbe apparire l"ecumenico Veltroni, un Sarkozy di destra ben difficilmente identificabile nella figura di Berlusconi, già abbondantemente usurata, ma risorta per contrappeso grazie agli incredibili errori del centrosinistra nel suo primo anno di governo. La crisi dell"attuale bipolarismo non si risolve innescando una nuova gara personalistica tra due fronti contrapposti, quando all"interno dei fronti permangono dissidi e contraddizioni.

E" questo che rende il nostro bipolarismo distante anni luce da quello francese, che pure ha i suoi problemi, ma almeno assicura la governabilità. La candidatura di Veltroni suscita la speranza della sinistra di uscire dal “cul de sac” in cui si è cacciata. Il suo lord protettore, Eugenio Scalfari, si fa in quattro per attaccarsi a questa nuova fiammella di speranza senza prendere le distanze dalla fallimentare esperienza di Prodi, da lui finora sostenuto. Ma poi anche Scalfari nelle sue analisi viene al dunque dei nostri persistenti malesseri e si domanda se, a parte le chances che avrà Veltroni di ricucire un tessuto strappato, il crescente malessere generale non sia piuttosto dovuto alla mancanza di esemplarità della nostra classe politica tutta insieme, di destra o di sinistra che sia. Ebbene, sta proprio qui la piaga, il problema non risolto della mancanza di una classe dirigente all"altezza, minimamente esemplare in grado di riscuotere la fiducia della maggior parte della popolazione. Ed oggi è peggio che nel "92.

Galli della Loggia dal suo canto ci avverte, ma lo sapevamo già, che la seconda repubblica non è mai nata: secondo lui il periodo post "92 è stato solo l"inizio dell"agonia di un sistema che sta morendo, perchè le vecchie culture (da quella fascista a quella comunista, a quella cattolica) che hanno accompagnato la nostra modernizzazione per quasi un secolo, hanno mostrato e continuano a mostrare i propri limiti nell"”incapacità di di organizzare in modo appropriato un sistema democratico-capitalista maturo”. E così scopriamo l"altra faccia della medaglia nascosta ed arriviamo alla svolta di sistema che non c"è mai stata nel passaggio dalla prima alla Seconda Repubblica: se in un"Italia sì modernizzata, ma come dice Galli della Loggia non moderna, perchè porta il peso delle vecchie culture, non si ha il coraggio di riorganizzare il sistema delle rappresentanze degli interessi e di incidere sui processi di governabilità siamo di nuovo punto e a capo. Se manca questa prospettiva ci illuderemo di nuovo che basti l"entrata in campo di una personalità taumaturgica, o che pretende di esser tale, oggi Veltroni, domani un altro, e tutto avremo meno che una classe dirigente esemplare che sa decidere e se ne prende la responsabilità.

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