È il voto il vero bandolo della matassa politica
Walter e il Cavalier di San Babila
Mantenere il principio dell'alternanza significa mantenere anche il principio della maggioranzadi Antonio Gesualdi - 28 novembre 2007
Dove sta il nocciolo della politica? Nel voto, naturalmente. E chi ha il voto, oggi, tra i partiti? Berlusconi e Veltroni. Se proiettiamo gli ultimi dati elettorali il Pd e il Ppl dovrebbero raccogliere il 60% dei consensi. E allora le prossime mosse politiche dipenderanno tutto da questi dati. Se si vuole scoprire le carte, allora bisogna andare a votare. Se non si vogliono scoprire, allora bisogna ipotizzare che la stima può essere attendibile. Il Pd raccoglie il voto di Ds e Margherita e il costituente partito di Berlusconi dovrebbe sommare i voti di Forza Italia più quelli portati dai vari Giovanardi. Insomma un circa 30% ciascuno.
Se questo è il dato reale non c"è altra via di uscita dal disastro politico del Paese che trovare un compromesso - il più alto possibile - tra Veltroni e Berlusconi. E il compromesso possibile è solo nella legge elettorale in versione proporzionale: unica possibilità per gli italiani di contarsi e, poi, trovare un governo in grado di fare riforme urgentissime: pensioni, spesa pubblica, riduzione del debito. E se proprio volessimo rinsavire in fretta - visto che è quasi obbligatorio il passaggio al proporzionale - potremmo approfittarne anche per un"Assemblea Costituente.
L"incontro Fini-Veltroni è stato già archiviato come una commedia con il gioco delle parti fin troppo scoperto. Probabilmente anche l"incontro Casini-Veltroni finirà per occupare qualche pagina di giornale e niente più. Una commedia degli equivoci dove le parole servono per alimentare giochi di parole. Con Berlusconi potrebbe andare anche peggio: accordo su una legge elettorale, ma totale disaccordo sulle riforme istituzionali. Anzi, sulla legge elettorale, ci sarà comunque da risentire la Lega Nord che, finora, resta alla finestra, ma che al momento giusto andrà a riscuotere dove più ce ne sarà. Se allungare i tempi è un obiettivo che Fini e Casini (e Prodi) possono anche, legittimamente, perseguire: ovvero tirarla per le lunghe perché entrambi vanno incontro a divisioni e fratture all"interno dei rispettivi partiti. Dall"altra parte Berlusconi e Veltroni sono ingabbiati in una tempistica oltre la quale sia il Pd che il Ppl finirebbero nel mare aperto dell"indecisionismo. E ne guadagnerebbe il Governo Prodi che si trascina, e continuerà a farlo finché non si apprestano alternative. Il Cavaliere di San Babila entro gennaio avrà un nuovo partito; nuova classe dirigente e dovrebbe avere, appunto, quel 30% di voti possibili, tutti suoi. Ma non per molto.
Il Sindaco della Capitale ha circa altrettanto e, anch"egli, non ce l"avrà per molto. In politica la fiducia e l"entusiasmo contano molto e quindi vanno rispettati anche i tempi. La trippa, insomma, è tutta lì; nei voti in un determinato tempo storico. Le opzioni, quindi, sono semplici: se si vuole mantenere il principio dell"alternanza di governo (che molti confondono col bipolarismo o bipartitismo) occorre mantenere anche il principio della semplice maggioranza. E Pd e Ppl fanno il 60%. Oggi al Pd e al Ppl conviene un compromesso.
Se questo è il dato reale non c"è altra via di uscita dal disastro politico del Paese che trovare un compromesso - il più alto possibile - tra Veltroni e Berlusconi. E il compromesso possibile è solo nella legge elettorale in versione proporzionale: unica possibilità per gli italiani di contarsi e, poi, trovare un governo in grado di fare riforme urgentissime: pensioni, spesa pubblica, riduzione del debito. E se proprio volessimo rinsavire in fretta - visto che è quasi obbligatorio il passaggio al proporzionale - potremmo approfittarne anche per un"Assemblea Costituente.
L"incontro Fini-Veltroni è stato già archiviato come una commedia con il gioco delle parti fin troppo scoperto. Probabilmente anche l"incontro Casini-Veltroni finirà per occupare qualche pagina di giornale e niente più. Una commedia degli equivoci dove le parole servono per alimentare giochi di parole. Con Berlusconi potrebbe andare anche peggio: accordo su una legge elettorale, ma totale disaccordo sulle riforme istituzionali. Anzi, sulla legge elettorale, ci sarà comunque da risentire la Lega Nord che, finora, resta alla finestra, ma che al momento giusto andrà a riscuotere dove più ce ne sarà. Se allungare i tempi è un obiettivo che Fini e Casini (e Prodi) possono anche, legittimamente, perseguire: ovvero tirarla per le lunghe perché entrambi vanno incontro a divisioni e fratture all"interno dei rispettivi partiti. Dall"altra parte Berlusconi e Veltroni sono ingabbiati in una tempistica oltre la quale sia il Pd che il Ppl finirebbero nel mare aperto dell"indecisionismo. E ne guadagnerebbe il Governo Prodi che si trascina, e continuerà a farlo finché non si apprestano alternative. Il Cavaliere di San Babila entro gennaio avrà un nuovo partito; nuova classe dirigente e dovrebbe avere, appunto, quel 30% di voti possibili, tutti suoi. Ma non per molto.
Il Sindaco della Capitale ha circa altrettanto e, anch"egli, non ce l"avrà per molto. In politica la fiducia e l"entusiasmo contano molto e quindi vanno rispettati anche i tempi. La trippa, insomma, è tutta lì; nei voti in un determinato tempo storico. Le opzioni, quindi, sono semplici: se si vuole mantenere il principio dell"alternanza di governo (che molti confondono col bipolarismo o bipartitismo) occorre mantenere anche il principio della semplice maggioranza. E Pd e Ppl fanno il 60%. Oggi al Pd e al Ppl conviene un compromesso.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.