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Scenari delle urne Terza parte

Volume elettorale sempre più urlato

Nemico, delinquente e quant’altro. Tutti termini da guerra civile. Lunga e strisciante

di Davide Giacalone - 05 aprile 2006

La campagna elettorale che si chiude è stata pessima. Gli scontri politici è bene che siano vivaci, animati, puntuti. Non mi scandalizza che ci si dia sulla voce, a patto che si abbia qualche cosa da dire. Questa campagna elettorale, invece, è stata troppo lunga e le urla son salite di volume mano a mano che i contendenti entravano in affanno d’argomenti. E’ naturale che, nel corso di una campagna elettorale, una parte sostenga che con la propria vittoria il Paese diventerà ricco e civile, mentre con la vittoria degli avversari sarà triste ed in miseria. Non è affatto naturale, invece, che le elezioni si prospettino come l’alternativa tra l’essere governati da una banda di delinquenti o da un’accozzaglia di nemici del benessere e della libertà. Questo succede perché si trascina una lunga e strisciante guerra civile, alimentata da tifoserie il cui tasso d’intelligenza riesce talora ad essere negativo. L’Italia è uno dei Paesi europei più a lungo e più duramente sottoposto alle tensioni della guerra fredda, non a caso, come recitava la propaganda di un tempo, il Paese dove si trovava “il più grande partito comunista dell’occidente”. In certi momenti quella guerra civile divenne calda e cruenta, e non sono poi così lontani gli anni in cui ci si ammazzava per la strada. Mutate le condizioni internazionali, con il trionfo delle democrazie libere sulle dittature di stampo comunista, questa storia sarebbe dovuta finire. Così non è stato perché il cambiamento, in Italia,non si è determinato con libere e democratiche elezioni, ma con un colpo giudiziario che eliminò dalle schede elettorali del 1994 quegli stessi partiti politici che le avevano vinte due anni prima. L’Italia di oggi vive ancora i riflessi negativi del biennio 1992-1994, e non ne uscirà fino a quando non troverà la forza e la lucidità di raccontare a se stessa la verità. I riverberi di quella rottura, non democratica, distorcono ogni altro ragionamento: sulla giustizia,sulle istituzioni, sul mercato, sugli interessi economici, sulla cultura.
Dobbiamo uscirne,prendendo due impegni: la verità non può in nessun caso essere accantonata o taciuta, essendo i cittadini più che maturi per conoscerla e valutarla; ciascuno rinunci ad alimentare il clima guerresco, sebbene non rinunciando al valore delle proprie convinzioni e delle proprie idee. La previsione, allora, è questa: chiunque vinca in Italia non succederà nulla d’irrimediabile,chiunque sia all’opposizione potrà continuare a farla, se solo ne avrà la voglia e la forza. Spetterà alla coalizione che avrà la maggioranza dei voti iniziare la legislatura offrendo la sede e la modalità per rompere l’inutile belligeranza.

www.davidegiacalone.it

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