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L'elezione a sindaco di Massimo Cacciari

Venezia ribalta i rapporti di forza nell'Unione

Non sono le leggi elettorali a creare il bipolarismo, ma i comportamenti politici. Che a Venezia, però, il bipolarismo l'hanno smontato

di Davide Giacalone - 19 aprile 2005

Il fine settimana dei ballottaggi e delle elezioni regionali in Basilicata consegna, su questo non ci piove, una conferma della vittoria a sinistra. Detto questo, però, quel che è avvenuto a Venezia induce a due riflessioni.

I veneziani hanno scelto, come loro sindaco, Massimo Cacciari e hanno fatto benissimo. Il suo antagonista, Felice Casson, era ed è l'incarnazione della sinistra giustizialista, incapace anche solo di sentire l'evidente incompatibilità fra l'essere magistrato della procura e candidato a sindaco nella stessa città. Il fatto è, però, che gran parte della sinistra che appoggia la candidatura di Prodi a capo del governo appoggiava, a Venezia, proprio Casson. E non c'è dubbio che la candidatura di Cacciari, sostenuta da Margherita ed Udeur, è nata in evidente polemica con quel modo di concepire la sinistra.

Quel che è successo a Venezia, quindi, dimostra che non solo è possibile un confronto, nella sinistra, sul modo d'interpretare la via che conduce alla vittoria, ma che, addirittura, gli elettori sono in grado di ribaltare i rapporti di forza fra i partiti di quella coalizione. Difficile credere che, da qui alle elezioni, nessuno, a sinistra, tenti di trarre la morale di questa lezione.

A Venezia, comunque, succede anche una seconda cosa: il sindaco che nessuno voleva rischia di ritrovarsi senza opposizione. Certo, le dichiarazioni di Casson, dopo la sconfitta, sono improntate ad una animosità che, da sola, segnala ai veneziani lo scampato pericolo. Ma Casson, a questo punto, rappresenta se stesso. I gruppi consiliari non composti da un solo eletto saranno due: quello dei Ds, che sono il partito da cui Cacciari proviene e per il quale è stato più volte parlamentare; e quello di Forza Italia, che ai propri elettori ha dato l'indicazione di votare per Cacciari. Chi la fa, allora, l'opposizione? E cosa succede se, un domani, il cielo non voglia, la procura della Repubblica dovesse avviare una qualche indagine sul sindaco e sulla giunta? Sorgerebbe il dubbio (infondato, certo) che è quella la vera opposizione.

Basta questa scena lagunare per dimostrare che non sono le leggi elettorali a creare il bipolarismo, ma i comportamenti politici. Che a Venezia, però, il bipolarismo l'hanno smontato, lasciando i cocci a mollo.

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