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Convergenze inaspettate di analisi e di soluzioni

Uscire dal bipolarismo “al viagra”? Si può e si deve

Basta ridisegnare il campo da gioco con nuove regole

di Elio Di Caprio - 30 ottobre 2009

Non siamo né a un bivio, né a un imminente collasso del sistema bipolare ma la critica si allarga e trova sempre nuovi adepti. I sondaggi dicono che questo governo va bene, la maggioranza degli italiani lo approva nonostante i morsi della crisi economica, i Ministri Tremonti e Brunetta sono tra i più popolari. Tutti zitti e contenti se Berlusconi, non invitato, irrompe a sua discrezione in una popolare trasmissione televisiva come Ballarò e fa il suo sermone contro i giudici comunisti vantando dalla sua un consenso popolare amplissimo. Lo “share” della trasmissione si impenna per sentire quel che ha da dire il Cavaliere anche se il canovaccio è più o meno lo stesso. Cosa vogliamo di più? Di cosa ci lamentiamo? Gli analisti insoddisfatti che rilevano incoerenze e contraddizioni parlano di aria fritta. Almeno così sembra.

Eppure qualcosa si sta lentamente sfaldando se il Presidente del Consiglio che si muove sempre sulla scorta dei sondaggi mette i piedi nel piatto dell’avversario, entra prepotentemente in un programma televisivo di sinistra, ricorre ai soliti motivi propagandistici – se tutti i suoi avversari sono comunisti è mai possibile che tra i 109 giudici che si sono interessati di lui come imprenditore non uno si salva? - ritorna al suo profilo di capopopolo più che di capo di governo. Il Partito Democratico, o quel che ne rimane, si ricompatta dietro la nuova leadership di PierLuigi Bersani ma perde pezzi tra coloro che rifiutano di sottomettersi ad una vecchia o nuova nomenklatura di marca comunista o ex comunista, non è il solo Francesco Rutelli a prendere le distanze da una comunità politica che nelle primarie si trasforma apertamente da centro sinistra a sinistra centro, mandando in soffitta la strategia moderata di Walter Veltroni.

Nel PDL siamo ormai ad una perenne rincorsa tra chi tenta di emanciparsi dalla presa totalizzante di Berlusconi – non c’è solo la pattuglia degli ex AN- e chi invece cerca di riagguantare i possibili fuggiaschi ma non sa cosa offrire loro in cambio. Lega ed IDV appaiono come i guardiani di ogni smottamento che possa ridurre la loro rendita di posizione. Tutto tranquillo o qualcosa si agita in profondità facendo intravedere improvvisi mutamenti di scenario? Già alcuni quotidiani stanno cambiando i titoli ( e forse gli indirizzi), dal Messaggero che parla delle crepe di un bipolarismo poco utile al Paese, al fronte opposto dell’estrema sinistra che parla dei danni del bipolarismo che ci ha portato alla modernità senza alcuna modernizzazione, ha dato grande potere ad un micropartito come la Lega e non ha prodotto alcuna riforma reale.

Tutti ipercritici per vezzo intellettuale non tenendo conto della realtà di avere un governo (finalmente) eletto dal popolo? O non c’entrano niente destra e sinistra di fronte a chi osserva l’inizio di una deriva con l’inquietudine di uno sbocco sconosciuto? Il “bipolarismo con la bava alla bocca”, di cui parla “Il Messaggero” non è una nostra invenzione, è degenerato, come dice il quotidiano, nella contrapposizione frontale che diventa demonizzazione dell’avversario o tentativo di delegittimarlo anche nella sfera privata, porta audience e voti, ma non ha prodotto alcuna riforma degna di questo nome.

E noi che riduttivamente abbiamo sempre parlato di “bipolarismo bastardo” che non può reggere – altra cosa è riconoscere che molte combinazioni bastarde hanno fatto la storia d’Italia - e non di bipolarismo con la bava alla bocca o peggio di bipolarismo al viagra come fa Il Messaggero? Siamo stati antiveggenti?

Quello che succede in Italia obbliga a convergenze di analisi persino con quella parte dell’estrema sinistra che ha il coraggio di mettere il dito sulla piaga di un bipolarismo che è stato importato per scimmiottare i Paesi anglosassoni, ma poi ha rivelato il peggio del modello americano con un leader, come Berlusconi, che continua a proporsi come modello antropologico complessivo a cui si può aderire o non aderire.

Il “fattore Berlusconi”, scrive Rina Gagliardi su l’”Altro”, ha prodotto la vera anomalia del sistema bipolare in un Paese che da un quindicennio si divide in due metà che non si occupano di nient’altro e si alimentano vicendevolmente. Siamo arrivati a un Parlamento di nominati o miracolati che occupa il 90 per cento del suo tempo a trasformare in legge i decreti del governo e ad un esecutivo a cui vengono imputate pulsioni autoritarie pur non avendo esso stesso grande potere di intervento e trasformazione. Un’analisi che potrebbe trovare d’accordo sull’altro fronte Carlo Fusi che su “Il Messaggero” invita a ridisegnare il campo da gioco se si vuole uscire dal “bipolarismo al viagra”, a modificare la legge elettorale senza offrire deleghe in bianco agli abitanti del Palazzo, a riscrivere le regole e il perimetro del confronto politico. Come se non con una riforma costituzionale complessiva?

Programma semplice ma finora troppo vasto per una classe politica imprigionata in un bipolarismo diventato “ad personam” che solo ora viene giudicato da fonti insospettabili come poco utile (o dannoso) al Paese.

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