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La questione “sicurezza” ed il peccato originale

Urge una riforma della giustizia

La politica italiana deve sapere canalizzare e normalizzare la forza straniera

di Silvio Nocera - 30 maggio 2008

Fin da piccolo se vi era una cosa che assolutamente faticavo a capire tra i dogmi di fede, era il concetto di peccato originale. Non capivo perché - e continuo a non farlo ora - la mia religione fosse ammantata da un velo così cupo di colpa ontologica. Spietata. E non comprendevo soprattutto come mai il messaggio di amore e di rispetto dell’altro che sta alla base del credo cattolico stillasse da questo senso di colpevolezza primigenia. Il peccato per origine, il peccato di origine, la colpevolezza per nascita.

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA - Oggi in Italia si vuole introdurre il reato di immigrazione clandestina, inserito nel pacchetto sicurezza. Decisione contro cui si è mossa anche la Conferenza Episcopale, dichiarando il proprio no. Un rifiuto secco contro un provvedimento populista di cui si fa fatica a ritrovare un senso, se non quello evidente di cavalcare la rabbia popolare e darle in pasto uno specchietto per le allodole con cui deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai nodi caldi del declino italiano. Berlusconi non ne aveva fatto mistero alla vigilia del primo Consiglio dei Ministri – “voglio provvedimenti che siano immediatamente percepibili dagli italiani” - e così è stato.

LO SCHEMA DEL PACCHETO SICUREZZA - Un comunicato del Ministero dell’Interno illustra che il pacchetto è composto da un decreto legge, un disegno di legge e tre decreti legislativi. Nel primo si parla di espulsioni più facili anche per i cittadini comunitari colpiti da condanna penale; di confisca degli appartamenti affittati agli irregolari; di poteri statali ai sindaci in tema di sicurezza urbana; di più cooperazione tra polizia municipale e forze dell’ordine nell’azione repressiva del reato di flagranza; di ampliamento dei casi giudicabili per direttisssima e di quelli in cui non può essere disposta la sospensione dell"esecuzione della pena. Sono estesi i poteri dei prefetti e innalzato a 18 mesi il tempo di permanenza nei Centri di identificazione e espulsione su ordinanza del giudice. Il disegno di legge istituisce il reato di immigrazione clandestina e i decreti legislativi introducono criteri più restrittivi per l"acquisizione di status di rifugiato, per le procedure di ricongiungimento familiare e per la circolazione dei cittadini comunitari. Prevista la prova del DNA per il riscontro della parentela in caso di ricongiungimento e una stretta sull’acquisizione della cittadinanza dopo il matrimonio.

LA LINEA DI BRUXELLES - Il Ministero dice di "anticipare la direttiva rimpatri per il regolamento del flusso di immigrati extracomunitari in fase di avanzata definizione in sede di Unione Europea" che, dopo l"accordo raggiunto dal CO.RE.PER., potrebbe essere approvata entro giugno. Mentre il problema relativo alla libera circolazione dei comunitari viene ricomposto verificando che i mezzi per il sostentamento siano di natura lecita. Bisogna poi vedere come questo punto verrà realizzato. In linea di massima, Bruxelles si è già pronunciata positivamente circa la possibilità di eventuali limitazioni alla libera circolazione in relazione all’accesso al mercato del lavoro subordinato dei comunitari. Ma solo per un periodo transitorio, come nel caso di altri Stati membri in relazione ai romeni. E come deciso dall’Italia e da altri paesi per il 2007 ed il 2008. Riguardo poi le limitazioni per motivi di ordine pubblico pare che noi non abbiamo individuato con sufficiente rigore le misure da adottare nei confronti dei comunitari pericolosi, al momento del recepimento della direttiva. Questa legislatura dovrebbe dunque apportare i correttivi anche riguardo alle modalità di allontanamento dei comunitari “incapienti”.

I CITTADINI COMUNITARI - Per la regolamentazione della circolazione dei cittadini comunitari (con evidente riferimento ai 47.425 romeni arrestati e denunciati nel 2007, secondo i dati del quadro della criminalità straniera in Italia diffusi dal Viminale) è stato introdotta nel decreto legislativo la verifica del reddito per poter soggiornare in Italia: sarà dunque necessario attestare fonti di sostentamento lecite mentre l’autocertificazione, precedentemente utilizzata in qualsiasi casistica, viene limitata ai soli casi di studio. Sospeso inoltre il decorso dei cinque anni per l’acquisizione del diritto al soggiorno permanente nelle more dell’esecuzione di condanne per reati gravi. La mancata richiesta dell’iscrizione anagrafica e della carta di soggiorno, entro 10 giorni dai tre mesi dall’ingresso, “costituisce motivo imperativo di pubblica sicurezza ai fini dell’allontanamento”. Inoltre, la mancata pronuncia del giudicesull’istanza di sospensione del provvedimento di allontanamento, entro 60 giorni, ne consente l’esecuzione. Una nuova interpretazione del principio di silenzio-assenso.

LA SICUREZZA IN ITALIA - Ma resta il fatto che il problema della sicurezza non va inquadrato, come ce lo vogliono fare passare, nel pericolo di un’invasione di barbari pronti a mettere a ferro e fuoco i nostri focolari. La domanda da porsi è un’altra: perché gli immigrati delinquono in Italia? E la risposta è una e una sola, a parte le dovute eccezioni e differenze: nel nostro Paese non si va in galera e, se si va, ci si rimane poco, giusto il tempo di una breve “villeggiatura”. Allora io mi chiedo che senso ha inasprire la pene quando l’unica certezza che si ha è quella di riuscire a scappottarsela con poco e senza gravi ricadute. Il problema è, come al solito, la riforma della giustizia, la garanzia di certezza della pena, un’efficace politica di edilizia carceraria e di reimpiego dei delinquenti in lavori socialmente utili. Se è vero che l’Italia ha bisogno della manodopera straniera, la politica deve sapere canalizzare e normalizzare questa forza. D’altra parte, che si dia un giro di vite alle frontiere colabrodo è cosa buona e giusta, anche perché dopo avere lavorato all’Ufficio Consolare dell’Ambasciata Italiana di Accra, Ghana, mi sono reso conto di quanto sia tristemente sfruttata e abusata la procedura del ricongiungimento per entrare in Italia, senza la necessità di accertare la benché minima parentela.

Al di la di alcune strumentalizzazioni piuttosto semplicistiche, alcune di queste norme, sono già utilizzati da certi Paesi Europei (come la Germania) ed è ragionevole che chi entra nel nostro paese debba essere in grado di provvedere lecitamente al proprio sostentamento. Ma è altrettanto giusto non avallare facili scivoloni verso ombre oscure del passato che costituiscono la via preferenziale per espiare un assurdo peccato originale.

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