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Visita del Papa annullata e “laici” contenti

Un'intolleranza inutile

Piccoli giochi interni e grandi figuracce

di Elio Di Caprio - 17 gennaio 2008

In qualsiasi Paese di religione islamica non sarebbe stato neppure concepibile un referendum sulla procreazione assistita come è successo da noi tre anni fa, non sarebbe stato neppur necessario alcun intervento di ulema o mullah per indirizzare gli elettori-fedeli, semplicemente sarebbe stato impossibile separare la società civile da quella religiosa. In Italia e in Occidente per fortuna è diverso e hanno libera circolazione persino testi anticristiani o antireligiosi. E" una nostra conquista di civiltà che sarebbe sciocco mettere ora a repentaglio solo per combattere il fondamentalismo altrui: uno dei migliori risultati della cultura illuminista che si è innestata su quella cattolica e cristiana è la separazione tra fede e ragione, tra società civile e società religiosa, sulla base dello stesso fondamentale insegnamento del cristianesimo di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Certo il problema della separazione( tra Stato e Chiesa, tra fede e ragione) non è mai stato facilmente coniugabile nella pratica quotidiana delle società occidentali ed ancora si discute se la religione in sé debba essere un fatto esclusivamente privato o debba avere una rilevanza pubblica e quindi in qualche modo politica.

Gli sconfinamenti sono inevitabili, ma in Occidente c"è ancora a salvaguardarci il concetto illuminista di Stato difficilmente rinvenibile nei Paesi di fede islamica, non a caso definiti come Nazioni senza Stato. Siamo laici e non potrebbe essere diversamente. Ma da qui ad impedire o ad insidiare il libero magistero della Chiesa cattolica ce ne corre ed è stata piuttosto grottesca la levata di scudi contro l" intervento inaugurale del Papa, poi annullato, alla Sapienza di Roma : il tentativo di chiudere la bocca ad un Papa teologo come Benedetto XVI sminuisce non i laici ma il laicismo inteso come sottospecie pretestuosa delle lotte politiche interne italiane. Ne valeva la pena per fare l"ennesima figuraccia di fronte al mondo?

Non si è trattato di una lotta tra guelfi e ghibellini del ventunesimo secolo, quanto più prosaicamente di una demagogica resa dei conti “culturale” all"interno di quello che nelle intenzioni di Walter Veltroni avrebbe dovuto essere il partito ecumenico per eccellenza, il partito democratico, quello del “ma anche” che per tenere tutti uniti, dai cattolici, ai laici, ai socialisti, si blocca sui Dico, sull"embrione, sull"eutanasia. I tempi sono cambiati e così come ci siamo abituati (da poco veramente) a conoscere e a convivere con gli ulema ed i mullah di fede islamica ora riscopriamo le correnti “nuove” dei sedicenti teo-dem o teo-con all"interno degli stessi partiti di governo o di quelli di opposizione, tanto per trovare ulteriori momenti trasversali di divisione in una comunità nazionale che è già drammaticamente slabbrata per conto proprio. Per scimmiottare pedissequamente quanto avviene, in un ambito ben più ampio e diverso, nei laici Stati Uniti dove l"aspetto religioso ha un revival senza precedenti, tanto da condizionare l"esito delle future lezioni presidenziali, passiamo senza soluzione di continuità dalla moratoria contro la pena di morte alla cosiddetta moratoria contro l"aborto: come a dire che l"indomita Emma Bonino, uscita vincitrice nella sfida di far accettare all"Onu il principio della moratoria contro la pena di morte è ora invitata ad una battaglia più alta e conseguente (sempre di omicidio si tratta...) mettendosi al seguito del del laico Giuliano Ferrara per perorare un"interruzione delle interruzioni di gravidanza. Fa nulla che per l"aborto si tratti di una decisione drammaticamente personale a fronte dell"alt alla pena di morte che richiede invece una decisione politica e comunitaria.

Di paradosso in paradosso corriamo il rischio di minare ulteriormente le basi della convivenza civile. Siamo a tale punto da dimenticare che la migliore espressione della laicità è la tolleranza ed invece i veti professorali e studenteschi alla visita del Papa all"Università di Roma non fanno che far rivivere grottescamente vecchie intolleranze da "68 e dintorni quando si cercò e si riuscì ad azzittire tutti, dai “fascisti”, ai liberali, ai socialisti per finire ai comunisti ufficiali in nome della vera fede marxista.

Ora non c"è un nemico cattolico e nemmeno un nemico laico per chiamare a raccolta i propri sostenitori e condurre battaglie di civiltà (?). La realtà è ben più prosaica. Eppure vogliamo fare gli americani, ci dividiamo tra teo-dem, teo-con e neo-con dimenticando una cosa essenziale: tutto si potrà chiedere al pragmatismo americano tranne che di farsi irretire ed annullare in dispute ideologiche o religiose fuori tempo. Quando finirà il nostro provincialismo dei veti e delle scomuniche?

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