Italia–Svizzera: strani parallelismi politici
Una posta in gioco troppo alta
Verso dove tenderà l’agone politico italiano? Il rischio è che il Paese si frantumidi Cesare Greco - 26 ottobre 2007
La Svizzera sposta un più a destra il proprio asse politico e lo fa sulla base di un programma, quello del Magnate della chimica Blocher, liberista e xenofobo. Una specie di Forza Italia delle origini con in più una forte connotazione leghista, tanto per tentare un paragone con le forze politiche del nostro paese.
Certo qualcuno potrebbe obiettare, e allora? C’è qualche problema per noi? La Svizzera non fa neanche parte della UE. Inoltre gli svizzeri non è che abbiano mai brillato per entusiasmo verso gli immigrati.
Il fatto è che da un punto di vista socio-economico, il nostro nord somiglia molto alla confinante federazione e la massiccia ondata migratoria degli ultimi anni, percepita a torto o a ragione come direttamente collegata ad un incremento della criminalità violenta e alla riduzione della sicurezza, stanno provocando una reazione molto vicina a quella che ha portato l’UDC di Blocher a rafforzarsi come primo partito al Parlamento di Berna. Lo sanno bene quei sindaci di sinistra, Cofferati in testa, che, proprio perché osservatori privilegiati, rispetto a quanti dei loro stessi partiti siedono al Governo nazionale, delle trasformazioni che avvengono nelle diverse realtà locali, vanno predicando e invocando quella tolleranza zero, verso la così detta microcriminalità, che fa inorridire le anime belle della loro stessa parte politica. E se Blocher può dichiarare di avere vinto le elezioni perché, mentre lui si occupava di programmi, gli altri si occupavano di Blocher, non si può nel nostro caso italico non osservare che, se il governo annaspa per resistere alla forza centrifuga del totale disaccordo politico tra le sue componenti, la coalizione che lo sostiene ha avuto come suo unico collante l’antiberlusconismo, essendovi tra i diversi partiti che ne fanno parte, fin dall’inizio, una evidente incompatibilità di linea politica.
Sono molti, dunque, i parallelismi tra ciò che avviene in Svizzera e ciò che avviene quantomeno in una parte del nostro Paese. Non rendersene conto, non comprendere come il disinteresse per le esigenze primarie dei cittadini, dal problema fiscale a quello sottovalutato della sicurezza, dando l’impressione che ciò che per i nostri politici conta sono unicamente i problemi interni alla “Casta”, ai rapporti di forza e di gestione del potere e della cosa pubblica come cosa personale, stia portando ad una crescente ostilità “personale” verso i politici, più che verso la politica, non è solo segno di arroganza miope, ma è conferma di incapacità e grave incultura politica. La Svizzera ha un’uniformità sociale e una solidità istituzionale ed economica che le possono tranquillamente permettere di assorbire questi fenomeni e metabolizzarli senza danno. In Italia non è così, e se non si affronteranno in tempi brevissimi le gravi questioni istituzionali e di politica economica che ci soffocano, il Paese rischia di frantumarsi. Ma lo capirà chi ha in mano il potere per procedere lungo questa via? Per ora i segnali sono terribilmente sconfortanti.
Il fatto è che da un punto di vista socio-economico, il nostro nord somiglia molto alla confinante federazione e la massiccia ondata migratoria degli ultimi anni, percepita a torto o a ragione come direttamente collegata ad un incremento della criminalità violenta e alla riduzione della sicurezza, stanno provocando una reazione molto vicina a quella che ha portato l’UDC di Blocher a rafforzarsi come primo partito al Parlamento di Berna. Lo sanno bene quei sindaci di sinistra, Cofferati in testa, che, proprio perché osservatori privilegiati, rispetto a quanti dei loro stessi partiti siedono al Governo nazionale, delle trasformazioni che avvengono nelle diverse realtà locali, vanno predicando e invocando quella tolleranza zero, verso la così detta microcriminalità, che fa inorridire le anime belle della loro stessa parte politica. E se Blocher può dichiarare di avere vinto le elezioni perché, mentre lui si occupava di programmi, gli altri si occupavano di Blocher, non si può nel nostro caso italico non osservare che, se il governo annaspa per resistere alla forza centrifuga del totale disaccordo politico tra le sue componenti, la coalizione che lo sostiene ha avuto come suo unico collante l’antiberlusconismo, essendovi tra i diversi partiti che ne fanno parte, fin dall’inizio, una evidente incompatibilità di linea politica.
Sono molti, dunque, i parallelismi tra ciò che avviene in Svizzera e ciò che avviene quantomeno in una parte del nostro Paese. Non rendersene conto, non comprendere come il disinteresse per le esigenze primarie dei cittadini, dal problema fiscale a quello sottovalutato della sicurezza, dando l’impressione che ciò che per i nostri politici conta sono unicamente i problemi interni alla “Casta”, ai rapporti di forza e di gestione del potere e della cosa pubblica come cosa personale, stia portando ad una crescente ostilità “personale” verso i politici, più che verso la politica, non è solo segno di arroganza miope, ma è conferma di incapacità e grave incultura politica. La Svizzera ha un’uniformità sociale e una solidità istituzionale ed economica che le possono tranquillamente permettere di assorbire questi fenomeni e metabolizzarli senza danno. In Italia non è così, e se non si affronteranno in tempi brevissimi le gravi questioni istituzionali e di politica economica che ci soffocano, il Paese rischia di frantumarsi. Ma lo capirà chi ha in mano il potere per procedere lungo questa via? Per ora i segnali sono terribilmente sconfortanti.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.