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Dove osa il gaffeur Francesco Storace

Una politica a colpi di offesa

I nodi dolenti della casta: non c’è più il senso del rispetto né della vergogna

di Davide Giacalone - 15 ottobre 2007

Francesco Storace ha torto: la battaglia politica può avere passaggi ruvidi e portare a giudizi puntuti, ma le sue considerazioni sul profilo della senatrice a vita Rita Levi Montalcini, il richiamo evidente alle origine ebraiche, serve solo a rammentarci che un uomo che è stato fascista non merita si discutano le bassezze di cui è capace, quando cerca pubblicità. Sbaglia anche per quel che riguarda Napolitano, Presidente cui non ho risparmiato critiche molto nette, cui non si può perdonare lo svicolare e sfuggire dal suo impresentabile passato, cui non si devono fare sconti quando ripetutamente cerca di deformare la memoria storica, ma di cui non può e non deve essere messa in dubbio la legittimità del procedimento che lo ha portato al Quirinale. Certo, egli è espressione di una maggioranza e non di un comune sentire, nel Parlamento o nel Paese, ma questo non confligge affatto con il dettato costituzionale, semmai è un tema politico di cui tenere conto. Storace ha torto. Il suo torto, però, non può farci dimenticare o ipocritamente coprire altri torti.

1. Il capo del governo ha liquidato quali “insulti” le voci di una libera, democratica e pacifica manifestazione. Stia attento, perché assimilare tutti i dissensi, quindi la libertà politica stessa, al turpiloquio o all’estremismo, è forse conveniente per la sua sopravvivenza di qualche settimana, ma pericolosissimo. Comunque esecrabile. 2. Sono favorevole alla cancellazione dell’esistenza stessa dei senatori a vita, ma ora ci sono e vanno rispettati. E’ normale che votino, ed è quindi normale che possano risultare decisivi. E’ successo altre volte in passato. Ma non è affatto normale che la loro funzione sia costantemente decisiva nel garantire la sopravvivenza di un governo, perché in questo modo viene meno quell’equilibrio voluto dalla Costituzione e, quindi, il rapporto di fiducia fra il Parlamento degli eletti e l’esecutivo. E non è affatto normale che tutti i senatori a vita stiano dalla stessa parte, perché questo indica un evidente squilibrio nelle modalità con cui furono scelti. 3. Il senatore a vita Emilio Colombo faccia la cortesia di non menare offesa in giro per giornali. Si tratta di un uomo che mandò gli uomini della scorta, militi della Guardia di Finanza, a comperare per lui della cocaina. Una volta esisteva la vergogna, sarebbe bene non la si trascuri troppo.

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