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Intercettazioni: chiacchiere oscure e manovre

Una guerra sotterranea

La questione giustizia continua a produrre veleni. Mentre in Francia si passa all’azione

di Davide Giacalone - 12 giugno 2008

Le parole di Napolitano possono essere lette in due modi:
a. affermando che il problema delle intercettazioni esiste, da una mano al governo;
b. chiedendo le larghe intese tutela il disegno di Mastella, forse rappresentativo dell’opposizione, ed il dialogo con i magistrati.
In tutti e due i casi: in quale parte della Costituzione tale intervento trova legittimazione? Oltre tutto, essendo anche il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, il Capo dello Stato dovrebbe aver cura di tacere, visto che ha ben altri poteri nel caso ravvisasse un pericolo istituzionale.

E questo è solo uno dei segnali che il tema della giustizia sta secernendo veleni. Prendiamo un secondo caso, clamoroso: Corriere e Repubblica pubblicano, in prima pagina, due commenti uguali. Non due cronache, copiate dalle agenzie, due pensati fondi che dicono le stesse cose e tendono a giustificare la valanga d’intercettazioni che sommerge l’Italia. I due pezzi sono ispirati dalla stessa fonte, perché contengono gli stessi errori. Esempio: dicono che le intercettazioni vanno divise per numero di telefoni di uno stesso indagato, che è un capzioso sfondone, giacché vale la stessa cosa anche per gli altri Paesi, dove sono infinitamente minori tanto gli ascolti quanto i costi. Visto che gli autori non sono due pivelli, l’incidente è il curioso termometro di una guerra sotterranea.

Il francese Le Monde ha titolato: “Come Sarkozy ha vinto la battaglia contro i giudici”. Capitò che una donna fosse uccisa da un tale che sarebbe dovuto essere in galera, l’allora ministro degli interni disse che chi aveva sbagliato doveva pagare. Il presidente Chirac si mise di traverso. Ora non c’è più e Sarkozy ha varato sia l’inasprimento delle pene per i recidivi (misura presa anche da Clinton e Blair, paladini della sinistra) che una “carta giudiziaria” che prevede la chiusura dei piccoli tribunali, in modo da diminuire le spese ed aumentare l’efficienza. Cose giustissime. Poi ha presentato un progetto per far sì che i magistrati siano in minoranza nel Csm francese. La giustizia, insomma, non è un loro affare privato. Da una parte le chiacchiere oscure e le manovre, dall’altra le parole chiare e l’azione. Ma, da noi, ci si occupa di Sarkò solo a proposito di Carlà, grazie ad un giornalismo copionè e pettegolò.

Pubblicato su Libero di giovedì 12 giugno

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