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La fine dei sussidi allo zucchero in Europa

Una dolce notizia per i consumatori

Finora gli europei hanno pagato il prodotto il 40% in più del prezzo di mercato

di Andrea Marini - 27 giugno 2005

C’è qualcosa che non funziona. Ricavare zucchero dalle barbabietole nel clima temperato dove esse crescono costa il doppio che ottenere lo stesso prodotto dalle canne, che vengono su alte, per tutto l’anno, ai tropici. Tuttavia l’Unione europea è uno dei più grandi esportatori di zucchero.

Questo è possibile solo perché l’Ue è obbligata a comprare il prodotto dai suoi coltivatori di barbabietole a 632 euro la tonnellata, quasi tre volte il prezzo di mercato. Un costo così alto attrae l’import da altri paesi, e incoraggia la sovrapproduzione e il sottoconsumo in patria. Tuttavia, Bruxelles si difende dalle importazioni alzando le tariffe, e smaltisce le proprie montagne di zucchero con sussidi alle esportazioni. I produttori europei hanno così imbarcato più di tre milioni di tonnellate all’anno nell’ultimo periodo, mangiando una fetta pari al 10% dell’export mondiale.

Una situazione irrazionale, non c’è che dire. E’ stato calcolato infatti che un commercio senza sussidi nel settore dello zucchero aumenterebbe i rendimenti mondiali di 4,7 miliardi di dollari all’anno; inoltre l’incremento delle importazioni nei paesi che beneficiano ora dei sussidi, creerebbe quasi un milione di posti di lavoro nei paesi poveri. Nell’Europa occidentale, i prezzi cadrebbero poi del 40 per cento.

E proprio i cittadini europei sono i più danneggiati da questa stato di cose, in quanto devono mettere le mani al portafoglio due volte. Una volta per pagare lo zucchero a un prezzo più alto di quello di mercato; una seconda volta per gli aiuti ai paesi sottosviluppati, alcuni dei quali godrebbero non poco dalla fine dell’attuale normativa sullo zucchero in Europa.

Nonostante l’opposizione dei produttori, comunque, la Commissione europea ha tolto il velo a una proposta radicale: tagliare del 39% il prezzo dello zucchero entro il 2009. I produttori verrebbero pagati per uscire dal mercato (730 euro per ogni tonnellata di zucchero che in precedenza producevano - il primo anno del nuovo regime, poi a scendere). Inoltre, sono stati assegnati 40 milioni di euro nel 2006 per aiutare ad adattarsi alle nuove regole alcuni di quei paesi africani, dei Caraibi e delle isole del Pacifico che finora hanno goduto di un accesso agevolato al mercato europeo.

Speriamo che queste siano le ultime spese che i cittadini europei debbano pagare per un sistema molto insensato, mantenuto per favorire i privilegi di pochi in un settore che in tutti i paesi più sviluppati è in riflusso.

Tutti soldi che avrebbero potuto essere meglio impiegati finanziando la costruzione di nuove infrastrutture, la ricerca e lo sviluppo. I settori in cui l’Europa si gioca il futuro sul mercato mondiale.

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