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Verso le elezioni

Un riparo

Ora che alle urne si arriva, meglio attrezzarsi a che il sistema nervoso disturbato e una classe dirigente fallimentare non arrechino troppo danno all’Italia che produce ricchezza.

di Davide Giacalone - 09 dicembre 2012

Il treno delle elezioni prevede una fermata alla stazione della legge di stabilità, che sarà approvata. Dopo di che comincerà il già iniziato viaggio verso le urne. A conti fatti, si tratterà di un anticipo di qualche settimana. Nulla di epocale. I problemi veri arriveranno dopo, quando si tratterà di prendere la coincidenza e ripartire per la nuova legislatura. Quindi anticipo il punto cui voglio arrivare: meglio prenotare subito la copertura di Mario Draghi e degli strumenti messi a punto dalla Banca centrale europea, in modo da non trovarsi a trattare in condizioni di grande debolezza.

Standard & Poor’s prende lucciole per lanterne, quando manifesta la preoccupazione che nella prossima legislatura non ci si scapicolli a realizzare le fenomenali riforme messe in cantiere dall’attuale governo, nonché contenute in quella specie di Ufo politico che è l’“agenda Monti”. A me quelle cose fondamentali sono sfuggite, mentre ho visto commettere molti errori. Inoltre ho visto crescere, ad un tempo, la pressione fiscale, la recessione e il debito. E faccio fatica non solo a considerarlo un successo, ma anche solo una politica lungimirante. Ma S&P ci piglia lo stesso, perché il punto è il seguente: se la prossima legislatura fosse il regno del caos, senza solide maggioranze governanti; se la vittoria arriderà (come mi pare tutto, il centro destra compreso, tende a propiziare) ad una sinistra che considera sinonimi “sviluppo” e “spesa pubblica”; allora è evidente che si considererà peggiorata la condizione del malato-Italia. Anche se, magari, non sarà successo nulla e se il malato mostra non pochi punti di forza e salute.

Anzi, mettiamola così: il paziente in questione ha un fisicaccio resistente, un cuore che tambureggia e una muscolatura ragguardevole, se non proprio tonica, ma ha un sistema nervoso a pezzi. Giovedì, tanto per dirne una, lo spread è salito e tutti sono corsi a dire che era colpa di chi non aveva votato la fiducia, venerdì s’è teorizzata la fine del governo Monti e lo spread è sceso. C’è in giro un esercito di schizzati, per i quali la realtà è solo un fastidioso incomodo a che prenda corpo il delirio.

Né a destra né a sinistra sento suonare le trombe della guerra al Pusp, il partito unico della spesa pubblica. Già me la vedo, la campagna elettorale nel corso della quale non si rimprovererà al governo (come qui sosteniamo) quel che non ha fatto, ma si prenderanno le distanze da quel che ha fatto. Già sento le parole: equità, sostenibilità, giustizia. Tre parole che m’inducono a tenere stretto il portafoglio, perché già so che mi costeranno. Ecco, quando questa sarà la scena, alla stazione elettorale, S&P avrà azzeccato la previsione sbagliata.

Ragionando di Matteo Renzi ho scritto che il ricorso alla scudo europeo, per mettere al riparo i titoli del nostro debito pubblico dalla speculazione, cambierà totalmente il campo di gioco, sicché non ha senso aspettare ad entrare. Quando a quell’appuntamento saremo arrivati con imperante il Pusp, che non sta solo a sinistra (ove ha legioni di volontari festanti), ma che si trova anche in quel centro senza centralità e in quel moderatismo della convivenza e permanenza, allora sarà compromessa la nostra sovranità. E si ricordi un dettaglio: passeremo due mesi nell’ingorgo istituzionale e avremo un governo pericolante in partenza, il tutto mentre entrerà nel vivo la campagna elettorale tedesca. Trattare, in quelle condizioni, sarà un terno al lotto.

La crisi dell’euro ha fin qui trovato un solo medico: Draghi. La clinica in cui opera, la Bce, aveva un primario, Jean-Claude Trichet, che ritiene l’Esm (European stability mechanism) uno strumento da usarsi per costruire un’Unione europea meno scombiccherata. Dentro l’Esm è stato messo un antibiotico, l’Omt (Outright monetary transaction), che serve a curare l’infezione degli spread. Direi che è il caso di prenotarne qualche scatola. Magari non sarà necessario prenderlo, ma meglio avere la ricetta pronta. Fuor di metafora: meglio negoziare oggi le condizioni. Lo faccia Monti. Il suo punto forte sono i rapporti europei, li usi e metta l’esito elettorale al riparo. Riparando noi tutti dal risultato elettorale.

Del resto, come qui si sostenne, sarebbe stato meglio votare quando il governo Berlusconi ha cominciato la sua crisi, nell’estate del 2009, e sarebbe stato meglio votare dopo che quella stagione è finita, con la firma della lettera alla Bce e alla Commissione europea. Ora che alle urne si arriva, meglio attrezzarsi a che il sistema nervoso disturbato e una classe dirigente fallimentare non arrechino troppo danno all’Italia che produce ricchezza.

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