Nel 2050 vivremo cent’anni e saremo 9 miliardi
Un mondo globalizzato e spopolato
Gli ultimi trend dimostrano che il rischio non è la sovrappopolazione ma il suo oppostodi Antonio Gesualdi - 02 agosto 2005
Quando tutti pensano che il mondo è sovrappopolato i demografi parlano di rischio depopolamento. Accade al venticinquesimo congresso internazionale della popolazione che si è tenuto a Tour. La "transazione demografica" non va in modo così liscio come gli stessi demografi pensavano. La speranza di vita, ad esempio, che negli anni ottanta si calcolava non potesse superare, mediamente, i 75 anni è arrivata a 80 e qualcuno prevede a breve supererà anche i 100 anni. Buon motivo per non fidarsi mai delle analisi demografiche che danno troppe variabili per costanti!
E il cambiamento di trend non riguarda solo i paesi ricchi. In Asia orientale il tasso di fecondità in alcune zone è a 1,2; a Hong Kong sono arrivati perfino a 0,8. Almeno questo dovrebbe cancellare per sempre dalla faccia della terra quelle analisi che attribuiscono alla situazione economica o finanziaria la motivazione del fatto che i nostri giovani fanno pochi figli. Tutto il mondo, oggi, fa pochi figli! Non è la ricchezza, né la povertà che guida questi fenomeni. L'economia non è il motore del mondo.
Dunque è sbagliata, e di grosso, la previsione di un mondo popolato da 15 miliardi di abitanti nel 2050. Quella più plausibile sembra essere vicina ai 9 miliardi e non è escluso che potrebbe essere anche inferiore all'attuale.
La questione, ora, passerebbe a tutti i cittadini: come dobbiamo organizzarci in un mondo di vecchi, con meno lavoratori attivi come li abbiamo intesi finora e con molti meno consumatori del tipo corrente? Non vi pare che bisognerebbe mettere mano a categorie complesse, piuttosto? Intanto io comincerei a buttare le statistiche che considerano vecchi, e quindi non attivi, gli ultra-65enni. Queste statistiche (e le leggi che ne conseguono) sono, semplicemente, sbagliate. Non corrispondono più alla realtà.
E' chiaro che diventano molto discutibili anche le ipotesi di chi vuole affidare all'immigrazione il mantenimento dei livelli di popolazione in un territorio (si veda, ad esempio, l'ultimo rapporto della Fondazione Nordest). Non ci saranno più giovani immigrati nel breve-medio futuro. In sostanza la questione non è di economia, ma di revisione profonda dei cicli della vita: il tempo della formazione, del lavoro e della pensione. Dobbiamo cambiare mentalità. Dobbiamo riorganizzare tutti questi tempi, altrochè. E dovremmo riorganizzare anche la geografia. Là dove c'erano le folle ci sarà il silenzio o il singolo e il piccolo gruppo. Per questo ci servirà molto aver messo in piedi una rete come Internet e chi non la saprà utilizzare sarà vecchio anche se avrà solo 30 anni. Infine, per quanto mi riguarda, sono felice perchè ho 43 anni e posso sperare di viverne almeno altri 57... quindi mi auguro che nel 2050 potremo essere 9 miliardi + uno. Dove "uno" non è solo un numero da statistiche.
E il cambiamento di trend non riguarda solo i paesi ricchi. In Asia orientale il tasso di fecondità in alcune zone è a 1,2; a Hong Kong sono arrivati perfino a 0,8. Almeno questo dovrebbe cancellare per sempre dalla faccia della terra quelle analisi che attribuiscono alla situazione economica o finanziaria la motivazione del fatto che i nostri giovani fanno pochi figli. Tutto il mondo, oggi, fa pochi figli! Non è la ricchezza, né la povertà che guida questi fenomeni. L'economia non è il motore del mondo.
Dunque è sbagliata, e di grosso, la previsione di un mondo popolato da 15 miliardi di abitanti nel 2050. Quella più plausibile sembra essere vicina ai 9 miliardi e non è escluso che potrebbe essere anche inferiore all'attuale.
La questione, ora, passerebbe a tutti i cittadini: come dobbiamo organizzarci in un mondo di vecchi, con meno lavoratori attivi come li abbiamo intesi finora e con molti meno consumatori del tipo corrente? Non vi pare che bisognerebbe mettere mano a categorie complesse, piuttosto? Intanto io comincerei a buttare le statistiche che considerano vecchi, e quindi non attivi, gli ultra-65enni. Queste statistiche (e le leggi che ne conseguono) sono, semplicemente, sbagliate. Non corrispondono più alla realtà.
E' chiaro che diventano molto discutibili anche le ipotesi di chi vuole affidare all'immigrazione il mantenimento dei livelli di popolazione in un territorio (si veda, ad esempio, l'ultimo rapporto della Fondazione Nordest). Non ci saranno più giovani immigrati nel breve-medio futuro. In sostanza la questione non è di economia, ma di revisione profonda dei cicli della vita: il tempo della formazione, del lavoro e della pensione. Dobbiamo cambiare mentalità. Dobbiamo riorganizzare tutti questi tempi, altrochè. E dovremmo riorganizzare anche la geografia. Là dove c'erano le folle ci sarà il silenzio o il singolo e il piccolo gruppo. Per questo ci servirà molto aver messo in piedi una rete come Internet e chi non la saprà utilizzare sarà vecchio anche se avrà solo 30 anni. Infine, per quanto mi riguarda, sono felice perchè ho 43 anni e posso sperare di viverne almeno altri 57... quindi mi auguro che nel 2050 potremo essere 9 miliardi + uno. Dove "uno" non è solo un numero da statistiche.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.