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L’ambigua posizione del governo italiano

Un marziano in Medio Oriente

Per avere la pace occorre battere i suoi nemici, non parlare a vanvera

di Davide Giacalone - 11 luglio 2007

C’è un marziano, furbetto e suonato, che s’aggira per il Medio Oriente: Romano Prodi. Incontra Olmert, capo del governo israeliano, e gli dice: noi siamo per due popoli due Stati. Bravo, l’avvesse detto anni fa (quando i cattocomunisti negavano il diritto d’Israele ad esistere) sarebbe stato anche interessante, ma oggi è surreale. Fu Sharon a ritirare unilateralmente le truppe con la stella di David, per favorire quella prospettiva, mentre oggi c’è Abu Mazen che dice: aiutatemi a fronteggiare Hamas, perché quelli sono alleati con Al Qaeda. Dunque il popolo palestinese è in parte sotto la protezione israeliana, che a Gaza lo difende dalla guerra civile, ed il governo palestinese è reclamato dagli alleati dei terroristi. Si deve essere suonati per andare a dire: due popoli due Stati.

Non solo, nel mentre Prodi volava il nostro ministro degli esteri, inviando l’ex extraparlamentare di sinistra Crucianelli a rappresentarlo, firmava una lettera al delirio, assieme ai colleghi mediterranei, con la quale invita a riprendere il dialogo con Hamas, che è l’esatto contrario di dare una mano a Mazen ed ai palestinesi non allineati con il terrorismo islamico. Lettera indirizzata a criticare l’unico leader europeo di sinistra: Blair. Almeno i francesi hanno accompagnato quella firma con la definizione di “terroristi” in capo ad Hamas, mentre a D’Alema, l’equidistante, sarà difficile spingersi fin lì. In altre parole, ed al di là dei convenevoli, in Medio Oriente l’Italia si trova più vicina ad Iran e Siria che alle democrazie occidentali, e per questo è spinta a non chiamare le cose con il loro nome, facendo finta di non sapere quale guerra è in corso. Il tutto mentre i nostri soldati in Libano dovrebbero spalleggiare l’esercito regolare che si batte contro Fatah al Islam e contro gli jihadisti del sud, ovvero contro gli alleati di quelli con cui vogliamo dialogare. Poi, magari, ci si sente furbetti quando si va da israeliani e palestinesi a dire: è l’ora della pace. No, l’ora della pace è scoccata da moltissimi anni, solo che a far prevalere il sangue e la guerra ci sono potenze regionali che minacciano la distruzione d’Israele e per questo mantengono profugo, affamato e diviso il popolo palestinese. Per avere la pace occorre battere i suoi nemici, non parlare a vanvera.

Pubblicato su Libero di mercoledì 11 luglio

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