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La successione che non c’è

Un’Italia al bivio

Si sta perdendo l’occasione di riforme strutturali indispensabili per il nostro Paese

di Davide Giacalone - 16 gennaio 2009

Ancora qualche settimana di stallo e la maggioranza si farà davvero del male. Le polemiche tra Berlusconi, Bossi e Fini interessano qualche centinaio di maniaci, ma guai a credere che siano solo galletti nel pollaio. C’è del sodo, mica solo esibizionismo elettoralistico. Le scorse elezioni sono state nettamente vinte dalla destra, ed altrettanto nettamente perse dalla sinistra.

Il centro era già stato miniaturizzato, e se non ci sono in giro fascisti e comunisti si può anche evitare di doverlo premettere ai due schieramenti. Ma, checché ne dica la propaganda, non si è consolidato il bipolarismo, né è nato il bipartitismo. Il sistema ruota attorno a Berlusconi.

Se quel perno non ci fosse, a sinistra avrebbero già fatto tre o quattro partiti. I vincitori reggono meglio, ma non quando si tratta di affrontare i problemi. Guardate la giustizia: il da farsi lo conoscono tutti, ma appena uno si muove le lobbies si buttano sull’altro, e tutto si ferma. In campo economico Tremonti fa bene ad attendere, sul lato della spesa, ma si sta perdendo l’occasione di riforme strutturali indispensabili, che riguardano il mercato, le pensioni e gli ammortizzatori sociali. Questi ultimi, avanzando la crisi, portano la spesa pubblica verso nord, ma la destra ha vinto le elezioni grazie al sud, dove continua a dirigere la spesa peggiore, destinata a mantenere le inefficienze. Potrei continuare, ma già questi temi, se non governati, sono bastevoli a macerare i vincitori.

C’è chi parla della lotta per la “successione a Berlusconi”. Chi ci pensasse sarebbe sciocco. Perché Berlusconi non cede e, comunque, il suo ruolo non lo occuperà nessuno. Quindi, o il sistema si spappola, tornando alla pluralità dei partiti senza più la pluralità della politica (un troiaio), oppure si mette veramente mano alle riforme costituzionali.

Bivio davanti al quale ci si è inchiodati, perché in Italia si vota ogni anno, con sistemi sempre diversi, e ciascuno deve fare chicchirichì, e perché sono ancora al palo riforme che dieci anni fa erano urgentissime. Il Parlamento s’è svuotato di politica, mentre sul governo premono gli interessi particolari, divaricando le rappresentanze. L’opposizione ha già subito lo sfarinamento, il che peggiora le cose. Le singole baruffe possono sopirsi, ma il problema resta.

Pubblicato su Libero di venerdì 16 gennaio

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