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Public Policy

Le tre decisioni adottate dagli organi comunitari

Un’Europa in chiaro-scuro

Gli andamenti non univoci e avanzamenti in alcuni campi testimoniano un avanzamento a passo ancora lento

di Angelo De Mattia - 12 febbraio 2010

Ieri, l’Europa ha occupato pienamente la cronaca economica e finanziaria. Ma una Europa in chiaro-scuro. Tre decisioni, di importanza e forza diverse, sono state adottate da organi comunitari ( dal vertice dei 27 sulla Grecia e dal Parlamento rispettivamente sulla rete Swift per il trasferimento dei messaggi bancari e sulla proposta di direttiva del Consiglio in materia di cooperazione fiscale). Cominciamo con il vertice, dai risultati ancora sub judice. Sostegno, da parte dei paesi dell’Eurosistema, agli sforzi del Governo greco per fare quanto necessario, compresa l’adozione di misure supplementari, per osservare gli obiettivi del programma di stabilità, in particolare per attuare le misure che riducano, in quest’anno, il deficit di bilancio della Grecia del 4 per cento. Impegno degli stessi paesi a compiere, se necessario, azioni determinate e coordinate per salvaguardare la stabilità finanziaria nell’euro-zona . Responsabilità condivisa dei membri dell’area per la stabilità della stessa.

Sono, questi, i principali passaggi della dichiarazione emessa ieri al termine del vertice informale di Bruxelles dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione , preceduto da un incontro al quale hanno preso parte il presidente della Ue Herman Van Rompuy, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, George Papandreou, Manuel Barroso e Jean-Claude Trichet: una sorta di direttorio ( con esclusione di alcuni membri, tra cui l’Italia? ) o formula similare.

E’ un risultato soddisfacente, questo, così sintetizzato? Se non vi saranno ulteriori specificazioni, non v’è dubbio che era legittimo attendersi qualcosa in più. Ma,allora, si tratta di formule oltre le quali non si poteva andare perché, da un lato, la Grecia – che ha ribadito i suoi impegni e la disponibilità anche a provvedimenti addizionali – non ha chiesto alcun sostegno finanziario, bensì solo un aiuto psicologico e politico, secondo l’espressione del Capo del governo ellenico, e, dall’altro, perché potrebbe essere prevalsa la tesi di non scoprire le carte mentre opera la speculazione contro la Grecia stessa e le altre economie ora sotto pressione?

L’asciuttezza della dichiarazione, la sua laconicità possono essere anche la conseguenza del fatto che il vertice era dei 27 leader della Ue, ma i contenuti e gli impegni, sia pure generici, sono propri dei membri dell’euro-zona? Oppure, si vogliono valutare prima gli effetti dello stretto monitoraggio – ad opera della Commissione e della Bce, con l’aiuto dell’esperienza del Fondo monetario internazionale, riferimento, quest’ultimo, assai significativo - al quale è sottoposta l’economia greca e i primi risultati da acquisire entro la metà di marzo?

Certo, avere ribadito la solidarietà dell’area, avere affermato, come ha fatto la Cancelliera tedesca, che la Grecia non sarà lasciata sola costituiscono impegni da non sottovalutare. Si può anche immaginare che il pubblico dispiegamento di “ munizioni “ anti-speculazione avrebbe potuto sortire un controeffetto, presentando così, implicitamente, una situazione ancora più grave e paradossalmente agevolare l’estensione della crisi.

E, tuttavia, operata la scelta di non ricorrere al Fondo monetario – al di là del suo richiamo non neutro, di cui si è detto – occorre ora dimostrare di possedere tutti gli strumenti, in Europa, per fronteggiare la crisi, per evitare il contagio anche nel versante dei paesi dell’est, per prevenire attacchi destabilizzanti alla moneta unica che, pur non potendo essere messa facilmente in difficoltà, non può certo ritenersi fuori da minacce e attacchi speculativi agguerriti.

Bisogna, allora, guardare ai comportamenti che seguiranno, alle “res, non verba”, alle possibili specificazioni. E’ necessario che, subito, l’Eurosistema venga percepito dai mercati in tutta la sua forza e compattezza, capace di interventi immediati che facciano soffrire la speculazione, e , nel contempo, in grado di conseguire i risultati strutturali in Grecia e negli altri paesi, imposti dal Piano di Stabilità e dalla crisi sopravvenuta. Una decisione forte, invece, l’ha presa il Parlamento europeo, bocciando l’accordo provvisorio con gli Usa sulla rete Swift, che collega circa 9 mila istituzioni finanziarie in 209 paesi.

Il Consiglio aveva prorogato, fino al 31 ottobre 2010, l’accordo temporaneo con gli Usa, che consente agli investigatori americani di accedere alle banche - dati europee per contrastare il terrorismo, a partire dal comparto finanziario. E’ anche il portato, l’intesa, dell’11 settembre. La bocciatura è stata decisa perché l’accordo è ritenuto violare la sovranità europea e concretizzare una invasione della privacy dei cittadini. La conseguenza è che l’accordo, ora, non è attuabile.

Vi sarà, dunque, un ritorno allo status quo ante, con gli Usa che potranno ottenere i dati dall’Europa solo in forza dei diversi regimi di cooperazione giudiziaria e amministrativa. La reazione degli ambienti americani è stata netta, parlando di “rovescio” per la cooperazione antiterrorismo.

Il Presidente dell’Europarlamento, con riferimento alla divaricazione intervenuta con il Consiglio , ha sostenuto la necessità di una voce unica fuori dai confini dell’Unione. Il fatto è che, con questa decisione, non si è inteso ricercare un equilibrio tra tutela della privatezza delle persone, sovranità degli Stati e lotta senza quartiere al terrorismo. Si è, in sostanza, preferito assumere la intransigente posizione che non ammette restrizione degli spazi dell’indipendenza e della privacy anche difronte alla necessità di combattere chi attenta alla sicurezza , alla vita dei cittadini, alla convivenza civile. Forse una rimeditazione, facendo leva su maggiori garanzie e tutele nell’accesso alla rete – che certamente, privo di adeguate regole, pone dei problemi - sarà necessaria.

Infine, altra incisiva decisione parlamentare, l’accennata risoluzione che emenda la proposta di direttiva la quale dispone lo scambio di informazioni sulle attività di cittadini degli Stati membri, soggette a imposizione, svolte in altri Stati membri. La cooperazione fiscale viene potenziata con l’obbligatorietà sia dello scambio di informazioni già disponibili sia dello svolgimento di indagini amministrative per ottenere tali notizie. Viene, così, sancita la previsione dello scambio automatico di informazioni su persone aventi residenza fiscale in un altro Stato membro riguardanti i redditi da lavoro, gli emolumenti, i dividendi, le plusvalenze, le proprietà immobiliari, i prodotti assicurativi, etc. Si tratta di una risoluzione che fa seguito al dibattito sviluppatosi in Europa dopo la decisione del G.20 di Londra dello scorso anno di contrastare i paradisi fiscali e legali, nonché le diverse forme di opacità nei rapporti tra gli Stati.

Problemi sono sorti nelle relazioni con alcuni paesi membri anche per l’Italia ( si pensi ad alcune querelle che hanno interessato l’Austria). Se la direttiva sarà alla fine approvata nella struttura e nei contenuti voluti dalla risoluzione, si potranno compiere dei progressi nel contrasto, a livello internazionale, delle evasioni e delle elusioni . L’Europa, quindi, si muove, ma con andamenti non univoci, segnando degli avanzamenti in alcuni campi, mentre in altri il passo è ancora lento.

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