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Telecom: la fine dell’avventura brasiliana

Un altro grande mercato estero perso

Il sistema-Paese ove l’opacità regna ed il crimine paga

di Davide Giacalone - 29 aprile 2008

L’avventura brasiliana di Telecom Italia è definitivamente persa. Chiusa nel settore del fisso, diventa critica in quello del mobile. Potrebbe essere una normale vicenda di mercato, se non segnasse anche la sconfitta del nostro intero sistema, compreso quello giudiziario. La faccenda specifica è semplice: Tele Norte Leste compra Brasil Telecom (dove eravamo, prima di privilegiare l’affarismo), consegnando ad investitori brasiliani il mercato. Il sistema di quel Paese, che aveva posto paletti insuperabili all’accordo fra italiani e spagnoli, ora s’adatta a spianar la strada ad un gigante interno, che controlla fisso e mobile. In un sol colpo si cambierà la legge e si porranno i separati italiani, spagnoli e messicani nella condizione di dover inseguire. I campioni nazionali sono avvantaggiati, mentre i competitori, italiani in testa, hanno fatto tutto il possibile per conquistarsi un cattivo nome.

Per noi italiani è l’ultimo grande mercato estero, nelle telecomunicazioni, che comincia ad andarsene, nel mentre il nostro mercato interno è sempre più degli stranieri. In tutti questi anni siamo riusciti a privatizzare pessimamente, a consentire scalate fuori dalle regole, ad agevolare violazioni della legge, ad aprire inchieste penali su fatti gravissimi, senza però mai giungere ad una conclusione. Sono rimaste inerti le autorità di garanzia, mentre gira a vuoto la giustizia penale.

In questi giorni la gestione Bernabè-Galateri provvede al cambio della dirigenza. Da una parte si deve osservare che l’attuale assetto proprietario è già precario e specchio di un equilibrio passato, dall’altra si deve prendere atto che i dirigenti passano senza che nessuno di essi sia stato chiamato a rispondere delle pericolose deviazioni interne. Né dagli azionisti, né dalla giustizia. Né come incapaci, né come complici. Ora non si sa quanto altro tempo la giustizia impiegherà per fare il suo lento corso, si sa, però, che opererà sul passato, in sede autoptica, con ciò stesso consegnando l’immagine di un Paese ove l’opacità regna ed il crimine paga. I capitali che si muovono in giro per il mondo già hanno dei dubbi sulla redditività dell’Italia, hanno ora una prova in più dell’assenza di certezza del diritto. Queste cose non le leggo, quindi: o mi sbaglio, o l’omertà è agghiacciante.

Pubblicato su Libero di martedì 29 aprile

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