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Solo una saga di provincia?

Un altro capitolo della “mastelleide”

Là dove non arriva Grillo è arrivata la magistratura

di Elio Di Caprio - 18 gennaio 2008

“E" un fatto sconvolgente, i magistrati se la prendono con le nostre mogli!” Sono parole dell"indignato Lamberto Dini quando ha avuto notizia della condanna della consorte per bancarotta fraudolenta. Tocca alle mogli e nessuno si sarebbe mai aspettato che questa volta fosse il turno degli arresti domiciliari per la signora Lonardi in Mastella, presidente del Consiglio regionale campano. Le sorprese non finiscono mai in quest"Italia bizzarra di inizio secolo. Forse si attendeva con legittima aspettativa che un provvedimento restrittivo della magistratura riguardasse altri personaggi implicati o responsabili della devastazione di Napoli, magari a seguito di qualche intercettazione rivelatrice dei rapporti camorra-politica. E invece niente.

Ancora una volta un finora sconosciuto magistrato di provincia in quel di Santa Maria Capua Vetere, tale Maffei, occupa le prime pagine dei giornali, provoca un terremoto politico, azzera un"intera formazione partitica, prima di lasciare ( col botto ) la magistratura per limiti di età. Non solo siamo da due anni circa appesi alle sorti di un minipartito personale dell"1% come l"UDEUR, che ha finora condizionato pesantemente il governo con minacce di dimissioni mai poste in atto del suo maggiore esponente, l"ex Ministro della giustizia Clemente Mastella, ma di nuovo è la magistratura a determinare il corso degli eventi costringendo Mastella alle dimissioni per un" incriminazione penale derivante dalle tante intercettazioni telefoniche che vengono disposte dai giudici di mezza Italia. Là dove non arriva Grillo è arrivata la magistratura. Anche in questo caso un giudice decide quando e come intervenire in maniera assolutamente discrezionale ed è automaticamente sicuro che, se non altro per ragioni politiche, sarà sempre protetto, a prescindere, dalla casta dell" onnipotente Consiglio Superiore della Magistratura. E" l"Italia di oggi e di ieri. Con l"aggravante che il tessuto sociale si sta ora sempre più scomponendo e monta la sfiducia verso le istituzioni e la loro incapacità di produrre chiarezza e decisione. Non è un caso che dai sondaggi risulti una diffidenza crescente verso i partiti e la magistratura ed invece si salvino ancora le forze dell"ordine e la Chiesa. Qualcosa vorrà pur dire. Le ultime vicende della Regione Campania, prima l"incredibile sciatteria ( e non solo) che ha determinato l"emergenza rifiuti e ora la (ri)scoperta delle malefatte dei ras di provincia inducono a pensare che da troppi anni lo Stato ha lasciato una parte del suo territorio non solo nelle mani della criminalità organizzata ma anche delle bande di partito che si spartiscono quel tanto di risorse pubbliche che dovrebbero servire a corrispondere ai bisogni ed alle esigenze dei cittadini : tra malaffare e malavita la scelta è sempre difficile in alcune parti d"Italia.

Così fan tutti dicono all"unisono oggi il “Corriere della sera” e “Repubblica” a proposito dell"assuefazione alle spartizioni di potere a livello locale e nazionale: non si può poi gridare allo scandalo per le inevitabili connivenze che si stabiliscono a livello provinciale e regionale dove il localismo impera alla grande tanto da essere diventato la caricatura del federalismo caro a Bossi. Ma non è solo questo : scopriamo ad esempio che Rifondazione Comunista ha solo qualche anno fa fatto mancare il suo appoggio alla giunta campana di Bassolino per opporsi all"ormai “famoso” termo valorizzatore di Acerra. Anche un partito ideologico come Rifondazione è diventato più localista degli altri? C"è dell"altro, al di là delle spartizioni locali tra ras di provincia. Viene alla luce un deficit culturale che si approfondisce e non scompare, anzi viene in qualche modo incoraggiato dall"insipienza di quella classe politica che con la riforma del titolo V della Costituzione ha reso ancor più difficili i processi decisionali sottoposti ora “costituzionalmente” ai veti locali e regionali.

D"altronde le vicende attuali mettono in causa il male più profondo dell"attuale sistema politico : non si può lasciare, come fatto fino adesso , che il grumo dei tanti problemi italiani irrisolti venga posto in mano e sciolto dai comportamenti di un partitino dell"1%, come l"Udeur o dall" intervento discrezionale dell"ultimo magistrato di provincia. Finirà (forse) anche la saga del clan Mastella in quel di Ceppaloni e l"Europa ci costringerà a liberare Napoli dalla spazzatura, ma pochi saranno i passi avanti a meno che non si vada oltre le logiche feudali di cui è stato finora massimo interprete Clemente Mastella. Se così fan tutti, appunto, se la medesima logica pervade la casta politica che si autoprotegge invece di fare, se si rimette nella campagna acquisti dei senatori avversari l"unica possibilità di cambiare il quadro politico, di cosa poi ci lamentiamo?

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