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I dati Istat e le interpretazioni di Berlusconi

Tutti a casa, altro che al mare

La diminuzione del Pil nel primo trimestre non dipende dalla Pasqua anticipata

di Donato Speroni - 13 maggio 2005

Proviamo a mettere in fila un po’ di dati diffusi dall’Istat in questi giorni. Scusate se l’elenco sarà noioso, ma a questo punto sembra necessario partire dai numeri.

  • Il Prodotto interno lordo nel primo trimestre del 2005 è diminuito, secondo la prima stima che potrebbe essere rivista, dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,2 per cento rispetto al primo trimestre del 2004. Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura e dell'industria e di una sostanziale stazionarietà dei servizi. Il primo trimestre del 2005 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative del primo trimestre del 2004. Nello stesso periodo, il Pil è cresciuto in termini congiunturali (cioè rispetto al trimestre precedente) dell'1,0 per cento in Germania, dello 0,8 per cento negli Stati Uniti e dello 0,6 per cento nel Regno Unito. In termini tendenziali (cioè rispetto al primo trimestre del 2004), il Pil è cresciuto del 3,6 per cento negli Stati Uniti, del 2,8 per cento nel Regno Unito e dell'1,1 per cento in Germania. Nell'intera area euro il Pil è cresciuto dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dell'1,4 per cento rispetto al primo trimestre del 2004. Insomma, solo l’Italia fa registrare dati così brutti, anche rispetto ad altri paesi che come noi celebrano la Pasqua ed hanno quindi risentito delle conseguenze del primo plenilunio di primavera così vicino all’equinozio, cioè della Pasqua a marzo.
  • L’'indice della produzione industriale di marzo, nel confronto tra il primo trimestre del 2005 ed il corrispondente periodo del 2004, ha presentato un calo del 3,7 per cento. Corretto per i giorni lavorativi ha registrato in marzo un calo tendenziale del 2,9 per cento (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 23 di marzo 2004). Nel periodo gennaio-marzo 2005 l’indice è diminuito del 2,5 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2004. Attenzione però a questa correzione: quando l’economia tira, un giorno di lavoro in meno viene spalmato sulla produzione degli altri giorni in tutti i settori in cui ciò è possibile. In altre parole, è più “giusto” a mio parere il -3,7 e non il -2,9%. L'indice della produzione destagionalizzato ha mostrato una diminuzione dello 0,6 per cento rispetto a febbraio 2005. Insomma, comunque la si guardi la produzione industriale va male, molto male. E i dati sulle immatricolazioni auto di aprile diffusi all’indomani del comunicato Istat lo confermano: -6,4% con punte particolarmente negative per le auto prodotte in Italia.
  • Nel periodo di Pasqua 2005, e precisamente dal 25 marzo al 3 aprile, gli alberghi italiani hanno registrato, rispetto al periodo pasquale 2004 (dal 9 al 18 aprile), una diminuzione dell’8,3 per cento degli arrivi e del 10,2 per cento delle giornate di presenza. I dati sono stati influenzati dall’anticipo della Pasqua e dalla cattiva stagione, però una cosa è certa: non è vero che quest’anno gli italiani sono andati al mare invece di lavorare come sostiene Silvio Berlusconi. Chi lo ha fatto lo ha fatto in misura inferiore agli anni precedenti. In statistica i dati possono anche non essere perfetti, l’importante è che siano confrontabili.

Questi dunque sono i dati veri. Questa volta il presidente del Consiglio non se l’è presa con l’Istat (ci mancherebbe), ma con gli italiani che non lavorano abbastanza e invece se ne vanno al mare. Nonostante, immaginiamo, il pane e i circensi, cioè gli sgravi fiscali e gli spettacoli televisivi che nella sua magnanimità cerca di regalarci.

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