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In ricordo di un grande leader

Trent’anni fa, finiva Ugo La Malfa

Il suo pensiero continua ad illuminare l’Italia

di Mario Battaglia - 03 aprile 2009

Il 26 marzo 1979 moriva a Roma Ugo La Malfa.
Il Presidente Pertini gli fu costantemente vicino dal 24 al 26 marzo trasferendosi nella clinica dove Ugo La Malfa era stato ricoverato. Ecco come lo ricorda Mario BATTIGLIA, un Repubblicano ligure, nel suo periodico “Il Foglietto”, che viene distribuito in provincia di La Spezia, nella zona apulo-lunense di cui pubblichiamo ampio stralcio. “…I suoi funerali furono civili e di Stato, con grande partecipazione di popolo. Furono trasmessi in diretta televisiva, prima in piazza Santi Apostoli, dove si erano concentrati i militanti del suo “piccolo partito di massa”, poi celebrati in piazza Monte Citorio da Leo VALIANI, l’antico amico del Partito d’Azione.

Ugo LA MALFA veniva percepito come uomo dell’Assemblea più rappresentativa, perché, come disse l’oratore ufficiale: “…….questo laico solitario, a contrasto con le fumoserie delle formule ideologiche, aveva tentato di innestare, sui tronconi delle diverse culture di massa, gli aspetti della sinistra democratica occidentale. Per lui, il Parlamento era il cuore dell’agorà, della DEMOCRAZIA, il luogo dove ha cercato di salvaguardare la qualità della difficile democrazia italiana e il suo consolidamento.”

LA MALFA, come la cultura di sua appartenenza, privilegiava le istituzioni agli strumenti partitici, sindacali …….. “Quando arrivano le difficoltà vere, sono le istituzioni forti che salvano i cittadini dai poteri forti”. La centralità democristiana, la questione comunista e quella socialista gli apparivano aspetti parziali di un medesimo problema, ancora irrisolto oggi, e cioè il passaggio dalla vita pubblica etica, dal religioso al civile.

Come riferisce Eugenio SCALFARI nel suo volume del 2008, egli non sapeva andare oltre il 5% dei consensi. Glielo dissi. “Ma a me non importa – rispose Ugo LA MALFA - far aumentare i voti al mio partito. Io voglio che i Comunisti diventino democratici, che la destra italiana diventi democratica, che il capitalismo diventi democratico. A quel punto potrò morire in pace”.

Era un democratico integrale. LA MALFA era la REPUBBLICA. Aspiriamo, come è normale, ad avere una democrazia evoluta e veramente partecipata. Non saremmo sinceri se non dicessimo che oggi siamo sempre più amareggiati. Però la strada che è stata tracciata viene, ancora oggi, percorsa da uomini che sperano, come faceva Lui, di raggiungere, un giorno, la meta.

Egli si è trovato ad operare dove l’inadeguatezza o l’impossibilità di operare dei partiti di massa finivano per bloccare la situazione e per elidersi a vicenda, facendosi trascinare da rivoli di interessi particolari o da interventi esterni.

Ai problemi di politica redistributiva dei redditi si giustapponevano quelli di politica ideologica e quelli di politica estera. Ai problemi di natura sindacale si aggiungevano quelli di natura politica, ed a quelli di natura sindacale ed economica si sommavano quelli di natura estera.

LA MALFA, come MAZZINI prima, si è trovato a capire che i problemi di CAPITALE e LAVORO potevano essere risolti col metodo della DEMOCRAZIA consensuale. Per gli aspetti economici, si trovò di fronte due sinistre, quella socialista e quella comunista. Se la sinistra socialista, in prevalenza, era sensibile ai metodi riformatori, essa si trovava, però, sempre sensibile al massimalismo ed, in politica estera, all’alleanza col PCI.

Il PCI manteneva uno stretto legame con MOSCA che poteva tollerare un’ITALIA neutralista ma non Europea e tantomeno Atlantica. Era una situazione veramente difficile, dalla quale non ci si poteva distrarre perché quelle organizzazioni riuscivano a tenere il consenso bloccato sulle Loro posizioni. Sul versante cattolico, poi, esisteva il problema della LIBERTA’ ma di una LIBERTA’ che ti pone i problemi ancora irrisolti dei rapporti aperti fra cultura cristiana cattolica e cultura cristiana protestante, fra cultura cristiana e cultura ebraica, buddista, musulmana, atea……. Fra VATICANO e mondo ANGLOSASSONE.

Sono problemi che LA MALFA tentò di smussare con una politica del confronto continuo, della proposta, dell’assunzione di responsabilità, che è poi la strada indicata nella nostra CARTA COSTITUZIONALE e che è stata voluta soprattutto, più che dalla cultura di massa, dalla cultura LIBERALDEMOCRATICA. LA MALFA oltre ad aver scelto sempre l’interesse del PAESE seppe portare avanti il concetto di responsabilità, in politica.

Le sue battaglie furono sempre battaglie portate avanti da una minoranza che cercava di coinvolgere le maggioranze con argomentazioni logiche e concrete più che col numero. I suoi tentativi erano incoraggiati dalla constatazione che la forza del numero si trasformava spesso in immobilismo o polemica solo verbale. Al di là delle idee, frutto della conoscenza e di disinteresse, c’era la forte passione, la forza della partecipazione che offriva, che cercava……..; della tensione morale con cui le viveva.

Le idee e la tensione che suscitava, rappresentarono la base del suo fascino su uomini come gli AMENDOLA, MATTIOLI, ……….sui giovani, sugli intellettuali, su giornalisti e persino su rivali politici. Il suo pensiero e la sua azione risultano più che mai attuali. Malgrado il tempo passato ed i profondi mutamenti intervenuti, gran parte dei concetti e dei percorsi indicati sono dinanzi a noi che siamo ancora costretti ad osservare, a riflettere, a studiare……… per porli all’attenzione di un concerto che sembra sempre più disorientato, sfiduciato e non gradevole. In una maggioranza di conservatori e contro un’opposizione di Comunisti, riuscì a far passare la LIBERALIZZAZIONE degli SCAMBI.

In una maggioranza di centrosinistra riuscì a far passare la POLITICA dei REDDITI, la riforma TRIBUTARIA. In alternativa alla politica del PCI, legato a MOSCA, fu fermo sulla politica europea ed atlantica. Nonostante ciò, dopo il 30° Congresso del PRI, a Milano, fu ricevuto con tutti gli onori, in CINA.

Incoraggiò la politica eurocomunista di BERLINGUER. Cercò con MORO di favorire il processo di autonomia del Partito Comunista dall’URSS per rafforzare la democrazia. Il suo nome è legato all’introduzione ferma dello SME, in Europa. E quando Sandro PERTINI, il 2 Febbraio 1979, gli affidò l’incarico di formare il nuovo governo non trovò pronti né PCI né PSI per dare il loro consenso. Avremmo bisogno di tanto altro spazio per ricordare, sia pur nel nostro modo artigianale, a trent’anni dalla sua morte, uno statista che il mondo ufficiale dimostra ancora di non voler valorizzare.

Siamo sicuri che egli sia destinato, volenti o nolenti, a ritornare punto di riferimento per affrontare i complessi problemi che ci dividono da una normale convivenza civile fra uomini emancipati e consapevoli della loro dignità. Non si conosce ancora una forma più avanzata e soddisfacente della democrazia consapevole. Siamo fiduciosi che gli uomini di buona volontà sappiano innescare un’impennata di dignità, contro il fideismo civile e clericale che ci sta sommergendo.

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