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In attesa del grande evento e della fumata bianca

Tra il fattore K e il fattore S

Il Paese all'ennesima prova del bipolarismo imperfetto. Sarà un presidente di tutti?

di Elio Di Caprio - 09 maggio 2006

In occasione delle elezioni presidenziali in coso si ritorna a parlare del fattore K ( come Kommunismus) che forse alla nuove generazioni dice poco, dopo aver costituito per decenni la discriminante maggiore che ha impedito al vecchio partito comunista di proporsi ed essere accettato come partito di governo in alternativa alla sempiterna Democrazia Cristiana.
Fu il giornalista Alberto Ronchey il primo a parlarne negli anni "70 a spiegazione di quel difetto di sistema , definito “bipartitismo imperfetto” da Giorgio Galli , che costringeva l"elettorato a schierarsi con due partiti-polo ugualmente consistenti, la cui competizione era viziata dalla “conventio ad excludendum” dei comunisti, considerati poco affidabili per i loro storici legami con l"Urss di allora.
Poteva essere diversamente? E che senso ha parlare ancora oggi di fattore K per riproporre un fattore di discriminazione che va definitivamente rimosso ad onta dei richiami anticomunisti di Forza Italia e di Berlusconi? Dopo un bipartitismo imperfetto, dobbiamo ora accontentarci di un bipolarismo imperfetto?
I poli della “Prima Repubblica” erano costituiti dalla Dc e dal Pci : ad uno competeva l"egemonia politica, all"altro quella culturale. Ma era impossibile per il Pci di accedere direttamente al potere in un Paese come l"Italia, esposta in prima linea nel sistema difensivo della Nato. Ciò non impedì ai due partiti maggiori di allora di abbozzare un compromesso storico (già inciucio?) che poi fallì anche per l"interposizione dei socialisti di Craxi, interessati essi stessi a creare una loro egemonia, si direbbe oggi di terzo polo.
Nessuno si scandalizzò allora, né i democristiani e neppure i comunisti doc, per la spregiudicata politica dei socialisti di condividere il potere centrale con la Dc e quello periferico con il Pci. Erano altri tempi.
Poi l"uragano di Tangentopoli spazzò via il vecchio sistema dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica proprio negli anni seguenti all"implosione dell"URSS ed alla tardiva presa di distanza del Pci dal modello sovietico. Ora ritroviamo i Ds nell"eurogruppo socialista, dopo che per anni avevano rimproverato i cugini socialisti di aver messo in soffitta ogni proposito rivoluzionario di lotta di classe e di praticare perciò una politica più di destra che di sinistra. Il libro di memorie di Tonino Tatò ex segretario di Enrico Berlinguer testimonia della veemenza antisocialista di quegli anni che non esitava a dipingere Craxi come il capo di un nuovo fascismo... E non era arrivato ancora Berlusconi.....
Craxi doveva essere considerato di destra o di sinistra?
La confusione cominciava già allora. Che senso ha riproporre allora il fattore K quando, sulla base di una reciproca legittimazione bipolare, le coalizioni in competizione si dichiarano rispettivamente di centro-destra e di centro-sinistra? La stessa parola “destra” è stata sdoganata dopo essere stata per anni demonizzata nel vocabolario del politicamente corretto, mentre riemerge l"intramontabile fattore K, questa volta ad indicare più che una minaccia il persistere di una mentalità di egemonia propria dell"estrema sinistra.
Il paradosso della politica italiana è che esistono ancora due partiti che si dichiarano apertamente comunisti , rivendicando lontane radici ideali che si considerano ancora valide, nonostante il fallimento dei regimi comunisti finora storicamente realizzati. Sono partiti usciti rafforzati nelle ultime elezioni anche grazie a di un antiberlusconismo esasperato cavalcato dall"intera sinistra, compresa quella “moderata”.
Uno dei loro esponenti maggiori, Fausto Bertinotti, presiede la Camera dei Deputati.
Che ne facciamo allora del fattore K? Lo usiamo solo per Massimo D"Alema e non per Bertinotti?
Forse sarebbe più opportuno andare indietro ed oltre il fattore K per interrogarci sul fattore “S “come socialismo che in Italia non ha mai avuto una forte identità riformista ed è sparito dal panorama dei partiti italiani, dopo che dalle sue file sono partite le due grandi diaspore del novecento, quella fascista e quella comunista.
Non esiste più il fattore F come fascismo grazie alle disposizioni transitorie della Costituzione che – forse per un senso di rimozione collettiva – ne hanno impedito la rinascita. E" invece esistito e continua ad esistere il fattore K, forse giustificato dalle condizioni storiche dei passati decenni, ora evocato per ragioni più propagandistiche che reali.
Ma non ci avevano detto che il sistema bipolare avrebbe fatto giustizia delle vecchie incrostazioni, delle vecchie sigle, facendo emergere due poli nuovi non più ideologici, ma pragmatici e moderni in grado di dibattere e dividersi soltanto sui problemi reali?

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