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La resa dei conti non può essere più rimandata

Terza Repubblica o terzo polo?

La lunga strada per un sistema più moderno ed efficiente

di Elio Di Caprio - 22 novembre 2007

Se un osservatore straniero guardasse nei dettagli quello che succede nel “laboratorio” italiano capirebbe ben poco, al di là della legittima curiosità per le nuove mosse del tycoon Berlusconi che ancora occupa da protagonista la scena politica italiana da quasi 15 anni e non pensa certo a riturarsi. La fase cosiddetta populista del leader mattatore non si è affatto esaurita, più per demerito di alleati ed avversari, sempre in ritardo nell"adeguarsi al nuovo, che per merito proprio. Ora Giuliano Ferrara, il grande suggeritore e stratega del Cavaliere scopre dalle colonne del “Foglio” l"acqua calda, cioè che il proporzionale in sé non sconvolge il sistema bipolare inteso come tendenza all"integrazione di forze tra loro omogenee (?) che poi concorrono alla formazione di due grandi agglomerati che si contendono il consenso dell"elettorato. A questo punto la svolta di Berlusconi potrebbe per Ferrara finalmente rappresentare l"avvio di una Terza Repubblica che trova la strada giusta di una vera alternanza per sopperire ai guasti della Seconda sempre più frammentata da un sistema maggioritario che non funziona più ( o che non ha mai funzionato).

Se poi guardiamo alle analisi del costituzionalista Giovanni Sartori che al funzionamento della democrazia ha dedicato gran parte della sua ricerca di studioso scopriamo che il bipolarismo inteso come divisione globale tra due fronti contrapposti in Italia non è una novità, c"è sempre stato anche con il vecchio sistema proporzionale. Prima tra democristiani e comunisti, e da 15 anni a questa parte tra centro destra e centro sinistra. Solo che ora c"è l"alternanza. Ma sfugge a Sartori la differenza fondamentale. Nessuno allora si sarebbe mai sognato di dare alla destra in sé un potere effettivo al di là del diritto di tribuna che una democrazia concede a tutti. Vigeva incontrastato il dogma antifascista che demonizzava lo stesso concetto di destra . Neppure i liberali ambivano a riconoscersi di destra o di centro destra. L"alternativa secca era tra il corpaccione democristiano, quasi sempre allargato ai suoi minori alleati e poi ai socialisti da una parte e il forte partito comunista dall"altro. Centro sinistra contro centro destra? Giammai. Ora sì, sembra la quintessenza dell"alternanza. Nei cambiamenti intervenuti hanno avuto più peso gli avvenimenti internazionali esterni fuori dal nostro controllo, quali la caduta del muro di Berlino e l"implosione del comunismo sovietico, che non le piccole “novità” nostrane ( ma per noi grandi) dell"impetuoso successo della Lega prima e poi a ruota dell"avvento di Berlusconi.

I tanti ritardi, anche culturali, della società italiana hanno prodotto questi fenomeni e li hanno stabilizzati con l"immancabile risultato di un sistema che si è di nuovo bloccato e irrigidito senza sbocchi. L"ultimo colpo d"ala del Cavaliere con il suo “nuovo” partito popolare e libertario appare anticipatore solo per il ritardo degli altri. L"altro “nuovo” partito democratico ha impiegato anni per venire alla luce e pensa di rinsaldare il suo appeal mediatico facendo risaltare nel suo simbolo uno striminzito e retrodato ulivo verde, tanto per non perdere il richiamo ad un passato neppure vincente. Nel centro destra, o quel che rimane di esso, l"anticipazione berlusconiana ha avuto come primo e visibile la gara tra Berlusconi e Fini a chi taglia per primo il traguardo di un colloquio sulle riforme con quello stesso Walter Veltroni che capeggia un centro sinistra dato ancora perdente, almeno secondo gran parte dei sondaggi. Bruno Tabacci che si è invano speso nella scorsa legislatura per un centro destra più serio e meno personalistico ora non esclude di arrivare ad una nuova formazione di centro con il contributo di An e di Gianfranco Fini, visto che tra quest"ultimo e Berlusconi quello più a destra appare ed è il Cavaliere.

Ci manca solo che il Presidente di AN sfoderi la sua ultima carta per uscire dall"angolo in cui si è messo da solo per reclamare una legge sul conflitto di interessi (prima delle futuribili elezioni) ed assestare così al potere berlusconiano quel colpo basso finora inseguito invano dal centro sinistra e dalla sinistra estrema. Non si sa mai dove può portare la resa dei conti. Tra i colpi d"ala mediatici di Berlusconi e gli evidenti ritardi della sinistra, quello di cui si sente drammaticamente la mancanza è la realizzazione di un terzo polo riformista che faccia a meno di populismi e personalismi. E" una strada difficile e piena di trabocchetti, ma l"unica che riesca a farci superare quel bipolarismo che Sartori vede ancora come la matrice fondamentale, ma ahimè superata, di un sistema che continua ad accartocciarsi su se stesso. Altrimenti la Terza Repubblica invocata ora persino da Giuliano Ferrara sarà l"ennesimo bluff per lasciare le cose come stanno.

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