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Public Policy

Unipolarismo, per gli Usa è ovvio essere potenti

Teodori e la sua America

In <i>Raccontare l’America</i> una panoramica dell’unica superpotenza al mondo

di Antonio Picasso - 13 giugno 2005

“Giudicando prepotenti gli Stati Uniti, si commettono due errori. Il primo metodologico, le valutazioni positive e negative, infatti, non possono essere utilizzate nella politica internazionale. Il secondo è che la leadership mondiale, che Washington detiene, nasce da un sistema unipolare, ora come ora, privo di alternative”. Massimo Teodori non se la sente di condannare o assolvere l’operato di George Bush e della sua amministrazione al secondo mandato. In un mondo in cui, caduto il blocco sovietico, non esistono più superpotenze concorrenti a quella americana, quest’ultima si è assisa in una posizione superiore rispetto a tutti gli altri Paesi. “Ma non si può nemmeno credere che gli Usa sfruttino questa come una situazione di comodo”. Tende a precisare Teodori. “Quello di Washington non è un abuso di potere. Perché, dopo lo smembramento dell’Urss, nessun altro Paese è riuscito a colmare il vuoto, di conseguenza gli Stati Uniti hanno, ovviamente, aumentato la propria forza”. E gli avvenimenti delle ultime settimane, vedi il doppio no francese e olandese alla Costituzione europea, hanno ancor più accentuato questa posizione. “ Che, d’altra parte, non nego possa essere interpretata come egemonica – prosegue l’autore di Raccontare l’America – e quindi controproducente agli equilibri internazionali, che invece si fondano sul dialogo”. Tuttavia, quali soggetti internazionali sarebbero, oggi, così potenti da opporsi agli Usa? “Visto l’ultimo svarione dell’Unione europea la sola che mi viene in mente è la Cina. Ma Pechino ha ancora molta strada da fare, in ogni settore, dall’economia ai diritti civili, per poter fronteggia degnamente Washington”.

Ed è forse su questo vuoto e sul conseguente sistema unipolare mondiale che si fondano le opposizioni e le critiche più accese nei confronti degli Stati Uniti. Contrasti nati dall’invidia, dal pregiudizio e da filtri ideologici, che snaturano le effettive caratteristiche degli Usa. Tuttavia, la politica internazionale è una materia da osservare con attenzione, per evitare di trarre conclusioni affrettate. “Per questo ho scritto Raccontare l’America – aggiunge Teodori – per sfatare i miti e contestare i luoghi comuni”. Ne è nata, allora, un’osservazione di ampio respiro sul Paese d’oltreoceano, svincolata dai preconcetti mentali propri della critica europea. “Era mio desiderio andare contro di essi”. Un’ambizione realizzata e che trova supporto negli obiettivi raggiunti in questi primi mesi della seconda amministrazione Bush. Le elezioni in Afghanistan e in Iraq sono un esempio di come Washington abbia mantenuto le promesse. Certo, c’è ancora molto da fare laggiù e il periodo di transizione si potrebbe ridurre se a una forza unilaterale si sostituisse l’Onu. Ma è anche vero che le Nazioni Unite non sono in grado di esercitare quel ruolo guida per cui furono fondate. Bisogna attendere almeno la riforma. “D’altra parte, il lungo periodo di leadership solitaria degli Usa è prossimo alla conclusione”. Teodori vede nella Cina e nell’India le due potenze emergenti che si stanno attrezzando per opporsi a Washington; nei campi dell’economia, delle armi e della politica internazionale. Quando tutto ciò avverrà, l’unipolarismo avrà cessato di esistere. Resta da chiedersi, a questo punto, tra Usa e giganti asiatici, quale spazio resterà ancora per l’Europa.

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