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Problemi con la politica e con il mercato

Telecom-Telefonica: un merger difficile

Lasciare il gruppo in mani italiane sarà difficile. E gli spagnoli sono in rosso.

di Alessandro D'Amato - 13 febbraio 2007

La notizia è stata accolta dai botti di Borsa. Anche perché accade raramente che due società quotate dichiarino ufficialmente che sono in trattativa. Ma il matrimonio tra Telecom e Telefonica è un poco più difficile di quanto annunciato. Un po’ per la freddezza di Guido Rossi, che è rimasto “sorpreso” dalla trattativa, e del cda: il segnale di un certo irrigidimento viene dalla convocazione del Consiglio straordinario, effettuata domenica non appena le notizie hanno cominciato a circolare, e il suo ordine del giorno, che prevede “l’esame del nuovo modello organizzativo e del rapporto del Comitato per il controllo interno e per la corporate governance su sicurezza della rete, dati di traffico, e vicende concernenti la funzione security”. Il rapporto del comitato – presieduto da Luigi Ferrarini e composto da altri amministratori indipendenti (Domenico De Sole, Francesco Denozza e Marco Onado) – era già da alcuni giorni sulla scrivania di Rossi, che ha deciso di anticiparne la discussione anziché aspettare il cda di marzo, in cui verranno discussi i conti di fine 2006 e l"atteso piano industriale. Un atto quasi di ostilità, così come il blocco della vendita delle partecipazioni brasiliane.

In più, c’è la politica. Che continua a vedere come il fumo negli occhi la possibilità che l’ex monopolista delle tlc venga dato in pasto agli stanieri. Soprattutto per il problema della "E" bene che le reti abbiano un forte radicamento nazionale. Questo può avvenire attraverso forme di proprieta" pubblica, sia diretta che indiretta, ma anche private”. E anche dal fronte degli alleati di Olimpia (Mediobanca e Generali) è arrivato lo stesso segnale, mandato dal francese (!) Bolloré. L’operazione – che prevederebbe, ad oggi, un ingresso di Telefonica con una quota del 30% in Olimpia – comunque già contiene una serie di controindicazioni. Gli analisti di Dresdner, confermando la loro view positiva su Telecom, hanno infatti aggiunto che Telefonica una quota in Olimpia darebbe agli spagnoli un’opzione su Telecom per la quale Telefonica sarebbe pronta a pagare un premio maggiore dei private equity. Invece Goldman Sachs non crede che gli spagnoli siano interessati ad una partecipazione minoritaria, che non le assicurerebbe il controllo, mentre i giornali spagnoli hanno scritto che Pirelli e Benetton avrebbero posto come condizione proprio quella di lasciare il gruppo in mani italiane. In più rimane il problema del patto con Piazzetta Cuccia e il Leone di Trieste, che non consentono a Pirelli di vendere senza dare a loro l’opportunità di rilanciare. Anche se Telefonica punta davvero 3 euro ad azione, è difficile che qualcun altro si presenti al banco. Ma il prezzo pagato – 3,78 miliardi di euro – sarebbe in ogni caso piuttosto alto, soprattutto perché gli spagnoli sono già indebitati per 52 miliardi, e il management, nel maggio 2006, ha preso un accordo con gli azionisti per non destinare più di 1,5 miliardi di euro per le acquisizioni fino alla fine del 2007.

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