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Ancora buio nell'infrastruttura di rete fissa

Telecom e il Next Generation Network

L'Open access gestirà la rete d'accesso di Telecom. L'AgCom: "Bene"

di Alessandro D'Amato - 13 febbraio 2008

Una struttura Open Access per gestire in modo indipendente e trasparente la rete d’accesso di Telecom. E’ questo il “coniglio dal cilindro” tirato fuori da Franco Bernabé nel riassetto organizzativo dell’azienda: la struttura sarà chiamata a garantire lo sviluppo e la manutenzione della rete, e sarà completamente autonoma dalle funzioni commerciali del gruppo. E la decisione viene benedetta dall’Agcom, la quale afferma in una nota che la scelta risponde a grandi linee alle richieste dell’Autorità. “E’ un primo passo nella giusta direzione” commenta a caldo Francesco Sacco dell’Università Bocconi “anche se bisogna vedere quale sarà il perimetro di accesso. Ma è una mossa che conviene a tutti, e soprattutto a Telecom”.

L’annuncio ha fatto indiscutibilmente bene al titolo (+1,83% a Piazza Affari), che soltanto l’altroieri aveva toccato i minimi dal 2001, trovandosi ad avere – per la prima volta nella storia – più debiti che capitalizzazione. E scatenando, come spesso accade in questi casi, la solita ridda di voci sul rischio di scalata, alimentate anche dalle notizie che vorrebbero Intesa in difficoltà nella ricerca di nuovi soci disposti ad entrare in Telco, e Telefonica invece pronta ad acquistare azioni sul mercato, per lenire la perdita potenziale di 1,2 miliardi di euro nel suo investimento nella “scatola” finanziaria che controlla Telecom.

E servirà anche a calmierare – ma non a fermare del tutto – le proteste di concorrenti e dei clienti nei confronti della compagnia, malignamente ricordate sempre ieri dallo stesso Catricalà (“Telecom è l’azienda più denunciata, ma non la più sanzionata all’Antitrust, anche a causa di un inseguimento, a volte legittimo e altre che desta delle perplessità, del cliente conquistato dagli altri gestori”, ha detto il presidente dell’Authority alla radio). Ma non basterà certo questa mossa a risolvere il nodo di una modernizzazione della rete che appare sempre più necessaria agli esperti. Ma gli investimenti, ormai indilazionabili, per la rinnovata rete digitale (il famoso NGN, “Next Generation Network”) non sono stati nemmeno programmati: “per effettuarli occorrerebbero decine di miliardi”, ricorda Massimiliano Trovato dell’Istituto Bruno Leoni, “ma la compagnia ha stanziato solo 160 milioni per la manutenzione delle infrastrutture”. “Anche il commissario per le Tlc Viviane Reding si è espressa a favore del Fiber To The Home (l’architettura di rete con cavi in fibra ottica) – scrive sul suo blog Stefano Quintarelli, fondatore di i.Net e guru di internet – e della separazione funzionale della rete. La verità è che di una grande opera infrastrutturale, fondamentale per il futuro della società e dell"economia, si parla pochissimo”. Anche se, secondo alcune indiscrezioni, in una riunione recente ai piani alti di Telecom si è cominciato a parlare proprio di FTTH e fibra ottica, che dovrebbe sostituire nel medio periodo il rame (da mantenere comunque in una prima fase) nell’ultimo miglio, quello che arriva alle case. Per ora, soltanto ipotesi.

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