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Tafazzismo italico

bisogna assolutamente fermare questa forma di autolesionismo nazionale, che mette tutto e tutti nel tritacarne, a solo vantaggio degli interessi altrui

di Enrico Cisnetto - 22 febbraio 2013

Tafazzismo. Si allunga ogni giorno la lista dei casi di autolesionismo nazionale cui ci tocca assistere. L’ultimo è quello di Finmeccanica: da mesi circolavano voci su imminenti provvedimenti giudiziari per i vertici, relativi a un reato, la corruzione internazionale, che così com’è è destinato a impedire che le nostre aziende possano lavorare quasi ovunque nel mondo. Ma il tema era un altro: quei vertici erano inadeguati al compito, come dimostrano – ed è solo una fra le tante ragioni – i maldestri tentativi di vendere le varie Ansaldo. Ce n’era abbastanza perché il Tesoro decidesse un bel ricambio (bisognava farlo già ai tempi dell’uscita di Guarguaglini), ma così non è stato, e ora Finmeccanica è ridotta a una larva, esposta al rischio che qualche avvoltoio se la porti via. Non meno autolesionista mi sembra il clima che si è creato intorno alla vicenda Mps. Le indagini fatte a livello mediatico, dove le ipotesi di reato diventano già sentenze passate in giudicato, hanno generato un polverone che finisce per danneggiare la banca, i suoi azionisti e correntisti e in generale il sistema bancario ed economico, impedendo di distinguere, per esempio, le responsabilità e la condizione della banca di ieri da quelle di oggi. L’autolesionismo, poi, raggiunge il massimo con il tentativo – per pura speculazione elettorale (e spero non ci sia altro) – di coinvolgere Mario Draghi, cioè l’italiano da cui dipende in modo decisivo l’immagine del nostro paese nel mondo. La cosa più incredibile, è che a tirarlo per la giacca siano in buona misura gli stessi che indicano nella Germania della Merkel il nemico giurato dell’Italia, mentre è noto che come governatore della Bce Draghi non goda propriamente delle simpatie dei tedeschi. Peccato, però, che mentre i nostri giornali titolavano sulle presunte manchevolezze di Bankitalia nella vicenda, il maggiore tabloid tedesco, invece, tributava a Draghi un elogio per come si era comportato a suo tempo nei controlli fatti a Siena e per essersi conquistato il riconoscimento dell’Fmi proprio per quell’attività. Follie italiche. Come quelle che hanno spinto taluni a “sparare” la notizia che Paolo Scaroni è indagato e a chiedersi perché non si dimetta. Ora, io non so se siano state pagate tangenti da Saipem per avere commesse in Algeria, e se il vertice dell’Eni ne fosse al corrente. Ma due cose sono certe. Primo: i dirigenti della Saipem sono stati prontamente rimossi dopo che si sono aperte le indagini, in piena collaborazione con la magistratura. Secondo: non possono essere confuse le commissioni che all’estero normalmente si pagano per poter ottenere commesse e fare forniture, con tangenti nazionali. Tutto il mondo agisce in questo modo e altrove non c’è magistrato che contesti queste prassi. I magistrati devono fare luce, ci mancherebbe altro, ma bisogna assolutamente fermare questa forma di autolesionismo nazionale, che mette tutto e tutti nel tritacarne, a solo vantaggio degli interessi altrui.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.