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Per Berlusconi sarà comunque l’ultima tornata

Subito una nuova legge elettorale

Aspettando la scomposizione dei poli nel 2006 si rischia di buttare un anno di tempo

di Davide Giacalone - 03 giugno 2005

Le truppe si muovono e si posizionano per il dopo-Berlusconi, ecco quello che sta succedendo. Ed il dopo-Berlusconi comincerà presto, fra un anno. Non è un’opinione che ho maturato dopo la sconfitta del centro destra alle elezioni amministrative, anzi, lo scrivo da molto tempo prima. E neanche penso che il dopo-Berlusconi cominci con la sconfitta di Berlusconi stesso, anzi, sono convinto che prescinda dall’esito delle prossime elezioni politiche.

La faccenda è questa, riassunta in tre punti: a. il bipolarismo all’italiana ruota attorno ad un solo perno, che si chiama Silvio Berlusconi, capace di reggere il centro destra e di fare da collante del centro sinistra; b. dopo le postime elezioni politiche, chiunque le vinca, non ce ne saranno ancora che lo vedranno candidato alla guida del governo; c. la fine del suo ciclo elettorale, quindi, porta con sé la fine dell’equilibrio (squilibrato) instauratosi dopo l’abbattimento violento delle forze politiche capaci di raccogliere il consenso della maggioranza degli elettori.

Questo è quel che vedo, sebbene non comporti un esito già determinato. Anzi, è proprio per tale motivo che le truppe si muovono.

Si è mosso il centro del centro destra, con le sortite di Follini. Un gran rumore che, almeno apparentemente, non ha prodotto assolutamente nulla: l’Udc resta e resterà nel centro destra. Si è mosso il centro del centro sinistra, prima con le puntate di Rutelli su temi specifici, poi con la rottura sul tema della lista unica. Anche qui: la Margherita è e resterà nel centro sinistra. Questi movimenti non aprono la via ad una alternativa elettorale immediata, ma segnalano la disponibilità al giuoco successivo, quando Berlusconi non occuperà più il futuro elettorale e di Prodi si potrà dire quel che già tutti sanno, ovvero che a sinistra nessuno lo vuole.

Le astruserie, gli astrattismi, le battaglie campali senza apparente contenuto, sono il frutto di questa battaglia già in corso da tempo, ma che potrà essere combattuta apertamente solo dopo le prossime elezioni politiche. E qui, proprio qui, sta tutta la sua inconsistenza. Già, perché da una parte si dice e si ripete che il Paese ha bisogno di una scossa forte, di misure impegnative che ne rilancino lo sviluppo, ma, dall’altra, si rimanda tutto al dopo. I movimenti delle truppe sono la dimostrazione di quanto si sia consapevoli che il sistema, così com’è, non regge, ma, purtroppo, sono anche la dimostrazione che nessuno ha il coraggio di fare l’unica cosa utile: mettere a frutto l’anno che rimane per cambiare la legge elettorale.

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