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I voti dell’Unione sono mal distribuiti nel Paese

Stiamo per perdere un anno di tempo

Con l’attuale legge elettorale il centro-sinistra vincente non potrà garantire la stabilità

di Antonio Gesualdi - 14 luglio 2005

Lo dicono tutti, ormai, alle prossime politiche vincerà il centro-sinistra (e scrivetelo col trattino, per favore). Ma se il sistema elettorale rimane questo Mattarellum bisogna stare ben attenti perché al centro-sinistra, per vincere bene, serve almeno un 6% di voti in più rispetto a quelli che servono al centro-destra (col trattino, prego).

In termini di voti assoluti, infatti, e per la strutturazione dei collegi uninominali, vale la differenziazione geografica. Valgono le mappe territoriali.

Mentre il centro-destra può contare su partiti che hanno grandi focolai di presenza (soprattutto Forza Italia e An) il centro-sinistra ha soltanto i Ds e Rifondazione che agiscono su aree determinate. La Margherita, ad esempio, è un partito che raccoglie consensi lungo "correnti" geografiche e di popolazione. Nelle scorse politiche la percentuale di voti alla Camera fu molto vicina (45,4 alla Cdl e 43,8 all'Ulivo) ma il numero di seggi è stato di una differenza superiore a 100 (282 contro 184). La maggioranza schiacciante in Parlamento del centro-destra non era maggioranza schiacciante nel Paese.

E i risultati li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno: un Paese in declino, una politica percepita sempre più come inutile e uno sbandamento generale di tutti contro tutti. Il Parlamento, insomma, non è lo specchio degli italiani perché la legge elettorale adottata distorce di molto la rappresentanza politica.

Paolo Natale sostiene di aver calcolato che per poter pareggiare il centro-sinistra ha bisogno di superare il centro-destra di almeno il 2%, ma per vincere con una differenza di 50 seggi lo scarto deve essere del 4%. E per vincere come ha vinto il centro-destra nel 2001 a Prodi - o chi per lui - servirebbe uno scarto di voti assoluti di 6 punti percentuali!

"Il centro sinistra - spiega Natale (lo scrive senza trattino, purtroppo) è molto forte laddove vince e il centro destra molto debole soltanto dove perde; la coalizione "spreca" un numero considerevolmente elevato, di consensi, senza cioè tramutarli in vittorie di collegio. Il risultato del 2001 vedeva l'Ulivo in vantaggio di quasi il 20% nelle cosiddette "zone rosse" (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche), mentre tutto il resto del paese presentava un vantaggio più lieve ma costante della CdL (dal 2% al 7%). Utilizzando un approccio meramente numerico, è abbastanza chiaro che all'Unione converrebbe gareggiare con un proporzionale puro, dove a quote di voti ottenuti venisse calcolato un numero di seggi corrispondente".

Insomma per capire, seriamente, la politica italiana non bastano i sondaggi, ma serve uno studio più accurato e articolato sulle reali forze dei partiti e soprattutto sulla loro distribuzione in aree territoriali ben definite. Il voto politico è nello spazio geografico di un Paese non altrove.

Conclusione: se è vero che nel 2006 - stante l'asse Prodi-Berlusconi - vincerà Prodi è anche vero che chi vincerà, vincerà male.

E, allora, a che servirà tutto quello che accadrà da qui fino al 2006?

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