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Una legge contro il testamento biologico

Stato etico o Stato laico?

Una legge di tipo proibizionistico allontanerà l’Italia dalla moderna Europa

di Massimo Teodori - 31 marzo 2009

Non è per caso che anche nel centro-destra, come nel centro-sinistra, convivano diversi orientamenti a cui conformare la legge su fine vita e testamento biologico. Per regolamentare i cosiddetti “temi etici”, sempre più importanti nella nostra vita individuale e sociale, ci si può infatti ispirare a concezioni tra loro tanto divaricate da divenire inconciliabili se le si affronta con piglio ideologico o religioso.

C’è una visione laica e liberale, secondo cui l’individuo è padrone di sé stesso e dispone di tutto ciò che riguarda la sua vita, dalla nascita alla morte, e che ritiene improprio l’intervento di una qualsiasi autorità esterna; e c’è un’opposta visione che reputa legittimo, e magari necessario, che un’autorità civile o morale, politica o religiosa possa interferire e decidere sul destino dell’essere umano.

La legge sul bio-testamento passata in Senato risponde alla seconda concezione tradizionalmente considerata non liberale e non laica. L’individuo non ha l’ultima parola sulla sua vita; il medico non decide in scienza e coscienza in accordo con il paziente e i suoi familiari, ma deve eseguire la legge; ed è lo Stato, attraverso la forza della sua regola superiore alla medicina, che in ultima analisi decide sulla sorte di chi è in condizioni estreme.

Questo testo risponde a una visione prossima allo Stato etico, come ha osservato Gianfranco Fini al congresso del Popolo della libertà. Si tratta del trasferimento automatico dei dettami della dottrina cattolica alla legislazione civile. Una cosa, però, è l’insegnamento della Chiesa quando è seguito spontaneamente dai credenti, e un’altra, ben diversa, è l’imposizione di principi religiosi a chi non li riconosce.

Non sappiamo se la legge andrà in porto nel testo del Senato. Se accadesse, è probabile che cadrebbe sotto la Corte costituzionale che deve vigilare sul rispetto dell’art. 32 “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Sarebbe invece più saggio se alla Camera fossero abbandonati gli atteggiamenti fondamentalisti che hanno finora guidato una parte del vertice del centro-destra, e si ricercasse un testo di compromesso ispirato a una visione laica dello Stato e rispettosa dei desideri della maggioranza degli italiani, favorevoli all’autodeterminazione dell’individuo.

L’Italia è l’unico paese occidentale che si è dato una legge sulla procreazione assistita di tipo proibizionistico sicché si sono già create notevoli correnti di turismo procreativo. Ed è anche l’unico Stato che non è riuscito a formulare un provvedimento per le coppie di fatto grazie ai veti interposti da parte integralista.

Auguriamoci dunque che non si allarghi ancor più la nostra distanza dalla moderna Europa con l’approvazione di una legge che, nel caso, potrebbe essere definita non per ma “contro il testamento biologico”.

Pubblicato da “Il Tempo” il 31 marzo 2009

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