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Mandiamo a casa il bipolarismo o i partitini?

Sistemi elettorali a confronto

Proporzionale o maggioritario? Questo è il grande dilemma italiano

di Davide Giacalone - 24 ottobre 2007

C’è gente che parla a vanvera di sistemi elettorali, usando paragoni che servono solo a far credere d’avere qualche cosa in testa ed a confondere le idee altrui. Scriviamolo in modo chiaro: non voteremo mai alla tedesca, alla francese od alla spagnola, e chi sostiene il contrario è imbroglione o ignorante. Un sistema politico è dato dal combinarsi della storia, del modello istituzionale, dei costumi politici e delle leggi elettorali. Prendere un pezzo per imitare il tutto è da dissociati mentali. In Italia la Repubblica è nata, ed ha funzionato benissimo per decenni, con il proporzionale: ciascuno si presenta alle elezioni, prende i voti che gli danno e con i propri eletti si siede, libero da vincoli, in Parlamento. Quel sistema ha salvato la nostra democrazia ed ha retto pur essendo inutilizzabile la sinistra comunista, per sanissime ragioni di politica estera. Finito il mondo della guerra fredda quel sistema ha mostrato tutti i suoi difetti ed è crollato. Al suo posto è stato adottato (1994) un falso maggioritario che, come l’attuale sistema, premia le coalizioni. Da quel momento sono successe due cose: a. i partiti sono più che raddoppiati; b. i raggruppamenti sono disomogenei ed incapaci di governare. Il sistema Calderoli non è significativamente peggiore di quello Mattarella, tant’è che i risultati sono i medesimi. Si dice: cambiamo. Giusto, ma per ottenere cosa?

O s’imbocca la via del proporzionale, magari con soglie per eliminare i piccolissimi, ed in questo caso diciamo addio al bipolarismo, al neonato partito democratico ed al non nato partito delle libertà; oppure ci dirigiamo verso un maggioritario vero, consegniamo la maggioranza parlamentare al partito che prende un voto più degli altri e salutiamo margherite, unioni centriste, valori e campanili. Il problema non sono solo le estreme, ma la frammentazione centrista, ed in tutti i casi nulla funzionerà senza coerenti riforme costituzionali e parlamentari. In Parlamento, oggi, non c’è alcuna maggioranza capace di una scelta coerente, sono praticabili solo pateracchi. Il governo Prodi ha bruciato il dialogo, negando il pareggio ha seppellito la legislatura. Dopo il prossimo voto ci si ricordi di quest’errore e si parta con il piede della rifondazione democratica, senza gli spropositi di questi giorni.

Pubblicato su libero di mercoledì 24 ottobre

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