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Piazze e ritiro

Silenzio dallo spogliatoio

Mentre Pdl e Sel agitano le piazze con toni elettoralistici, il governo si rinchiude in abbazia e ne esce senza provvedimenti concreti.

di Davide Giacalone - 13 maggio 2013

Ora che in ritiro ci sono, suggerirei ai ministri di far prevalere la sostanza sui simbolismi. Facciano conto d’essere un governo, non i rappresentanti minori di schieramenti perdenti. Il silenzio è d’oro, ma anche la concretezza.

A Brescia il Pdl ha convocato una manifestazione politica, il cui succo è stato la riconferma dell’appoggio al governo. Lo stesso giorno, a Roma, quelli che guidano e compongono il governo hanno condannato la presenza di ministri alla manifestazione stessa, nel mentre il presidente del Consiglio, in una manifestazione del Pd, sosteneva di non essere il presidente a suo avviso ideale. E’ divertente, ma non divergente.

L’appuntamento bresciano era scandaloso perché convocato contro i magistrati? Se così fosse lo detesterei, come già fatto per la manifestazione milanese. Ma così non è: era campagna elettorale. Silvio Berlusconi, appena condannato in secondo grado, ha detto di considerarsi innocente (non può?) e di non sentirsi impaurito. Dov’è lo scandalo? Neanche s’è paragonato a Enzo Tortora, che sarebbe stato fuor di luogo. La sorte giudiziaria del cittadino Berlusconi è sua, ma l’idea di chiudere in tribunale una partita politica è follia.

Beppe Grillo ha descritto quella piazza come composta da vecchi rincitrulliti, contrapponendoli alla fresca giovinezza dei loro contestatori. Non è nuova, quella di cantare inni di “giovinezza, giovinezza”. Capita ai vecchi, come Grillo, che ne cavalcano i bollori. Avverto i ragazzi che è quel genere di fantini che poi, per restare in groppa, suole togliere la libertà. L’ortottero parla di golpe e colpo di Stato, mentre l’imbattibile Vito Crimi lo descrive come un papà. Avvertite Crimi che lo dicevano anche di Stalin. In ogni caso la subordinazione servile fa tanto partitocrazia e pochissimo movimento.

Sel ha reagito con sdegno a Renato Brunetta, che chiedeva loro la condanna della violenza. Hanno ragione, perché le loro parole sono state vere e chiare, ripetute anche all’indomani delle pistolettate romane. Riflettano, però: Laura Boldrini l’hanno candidata loro, e prese posizione opposta. Gli equivoci portano male. Vale a sinistra quanto a destra.

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