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Global legal standard: si avvicina l’esame dei Grandi

Si attendono scelte globalmente coerenti

Tanti i temi, un’unica esigenza: la risposta alla crisi deve essere efficace e realistica

di Angelo De Mattia - 07 luglio 2009

Si avvicina l’esame, da parte dell’aquilano G8 + 5 (Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa), del global legal standard, le nuove regole delle attività economiche e finanziarie, delle quali a lungo ha parlato in questi mesi il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Venerdì, però, Berlusconi ha dato la sensazione di frenare sui possibili esiti dell’esame. Per l’attuazione del “nuovo codice di regole per il futuro” occorreranno molti passaggi, ha detto.

E’ evidente che l’approssimarsi della data del summit ha indotto una maggiore dose di realismo nella presidenza italiana rispetto alla prospettiva escatologica della nuova Bretton Woods, alla palingenetica rifondazione del diritto internazionale, all’affermazione concreta del primato della politica sull’economia e così via: tante belle espressioni che non hanno fatto i conti, tuttavia, con quello che gli internazionalisti realisti chiamano il principio dell’effettività.

A tutt’oggi, molti non hanno ancora ben chiaro in cosa consista il legal standard – formula che appare buona a tutti gli usi – e, in particolare, se si tratti solo dell’affermazione di pure importanti principi giuridici ed etici, una sorta, dunque, non certo di 12 tavole, ma di una Magna Charta di principi; oppure se si tratti di regole meno stratosferiche e, quindi, più idonee a incidere nell’operare dell’economia e della finanza nei singoli Paesi, ma, soprattutto, a livello globale.

Comunque, la risposta alla crisi deve essere efficace e realistica. Finora, in tema di nuove regole si registra la sola attività del Financial Stability Board. È paradossale la polemica a suo tempo attivata dal Ministro dell’Economia nei confronti del Forum che, a quasi un anno di distanza, è ancora l’unico organismo che, in risposta alla crisi, ha prodotto ed emanato indirizzi e raccomandazioni per una nuova regolamentazione in materia creditizia e finanziaria, ora destinati al recepimento da parte dei Paesi partecipanti.

Ciò non significa né che gli Stati debbano essere soltanto “guardiani notturni” – come nella teoria ultraliberista - né che non vi sia necessità di nuovi standard legali a livello globale. L’origine e gli sviluppi della crisi hanno evidenziato la necessità di nuove regole in campo internazionale; ma è cruciale il modo in cui le si concepisce e le si attua.

La reazione alla “tempesta perfetta” dovrebbe, tuttavia, includere anche una discussione su di un progetto d’intervento riformatore dell’assetto monetario internazionale - privo di un’àncora dopo la fine degli accordi di Bretton Woods - e delle istituzioni finanziarie globale. Le regole della finanza, del credito e dell’economia reale avulse dal possibile monitoraggio della liquidità internazionale – comunque da elementi di riforma del vigente ordine monetario – non sono una risposta sufficiente. Credito, finanza, moneta e aspetti dell’economia reale vanno affrontati congiuntamente: tutto si tiene in questo campo.

Ma, ancorché si cominci a vedere una luce in fondo al tunnel della crisi – senza però quell’ottimismo autogeno che può risultare inutile se non dannoso – la crisi non può ancora dirsi superata. Il Presidente della Bce Trichet, nelle sue previsioni, ne ha spostato il superamento a metà del prossimo anno. E’ legittimo attendersi, allora, che il G8 si pronunci anche sulla necessità di ulteriori interventi, in questa fase, sulle banche e sull’economia, avendo presenti i problemi dei conti pubblici, delle riforme strutturali, dell’inflazione-deflazione e, soprattutto, del lavoro: problemi diffusamente presenti in molti Paesi.

Se ci si prepara al lungo periodo facendo leva sulle regole, deve comunque sussistere una sostanziale coerenza tra questo impegno e possibili azioni di politica economica e finanziaria qui e ora, a livello globale.

Il G8 affronterà probabilmente anche altri temi: l’ambiente, l’energia e, soprattutto, la situazione iraniana. Si attendono scelte globalmente coerenti. In ogni caso, è da augurarsi che, per il tipo di risultati che saranno conseguiti, non si trasformi il carico delle aspettative sugli esiti dell’incontro – forse eccessive, spesso alimentate anche per una via di fuga dalla realtà italiana di tutti i giorni – in una profonda delusione.

Aspirazioni e obiettivi ben possono essere ridimensionati in nome di una visione realistica, a condizione, però, che le conseguenti decisioni (ridimensionate) siano comunque valide, incisive. Va prevenuto, poi, il rischio di comunicati finali generici, che, naturalmente, presuppongono lo svolgimento poco produttivo della stessa riunione. Occorre tener d’occhio anche gli impatti che un certo tipo di rapporto finale potrebbe esercitare sui mercati, ancora volatili.

La quasi coincidenza del summit con l’emanazione dell’eciclica papale Caritas in veritate potrebbe constituire una felice occasione per moltiplicare gli sforzi – da versanti diversi e nella netta distinzione dei ruoli – contro la recessione e per il governo della globalizzazione. Saprà il G8 + 5 districarsi tra i rischi di astrattismo e quelli della routinarietà delle conclusioni? Fondamentale risulterà l’impegno della presidenza Usa per un positivo risultato del vertice.

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