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Il terzo polo televisivo: dogma indimostrabile

Segnalo ulteriori elementi surreali

Gentiloni è più generoso di Gasparri, ma resta altrettanto fuori dalla realtà

di Davide Giacalone - 16 ottobre 2006

Poi mi taccio, sulla riforma televisiva del governo, anche perché la strada per diventare legge è lunga assai. Ma segnalo ulteriori elementi surreali, forse anche spassosi. Vedo che desta vivaci proteste l’idea di chiudere, nel 2009, una rete Rai ed una Mediaset, trasferendole al digitale terrestre. Ma si dimentica che secondo la legge approvata dal centro destra avrebbero dovuto chiudere tutte entro la fine di quest’anno, termine poi prorogato al 2008. Gentiloni, pertanto, è più generoso. Le date “finali” si reggono sull’indimostrabile dogma secondo il quale il digitale terrestre sarà la televisione di tutti gli italiani. Gentiloni, allora, è più generoso di Gasparri, ma altrettanto fuori dalla realtà.
Con le frequenze che si libereranno in quel momento (siamo nel 2009) nascerà, si dice, il terzo polo televisivo. Altro dogma indimostrabile, ma aggiungo che se nascesse sarebbe popolato da matti. Infatti, entro il 2012, altra data finale, tutte le televisioni analogiche chiudono e si passa al digitale. E chi è il matto che per due anni di vita ha investito in frequenze analogiche e relativi programmi? Risposta: se lo trovano è uno che sa benissimo quanto valgono le date finali, ovvero niente.
L’idea che la raccolta pubblicitaria possa costituire dominio di mercato si trova nelle legge Mammì (dovrebbero rileggerla, i tanti che parlano a vanvera), adesso, però, si vogliono due sistemi di calcolo: indice d’affollamento (quanti spot per ora) e quota di mercato. Solo che se li si usa contemporaneamente si finisce con il fissare per legge il valore di trenta secondi televisivi, il che non è un esercizio da economia socialista, ma direttamente di pianificazione orwelliana. Dato che Gentiloni presenterà anche una riforma per la Rai, in quella sede si domandi come mai la televisione pubblica non tenta di massimizzare l’introito pubblicitario trasmettendo meno spot possibile, ma fa l’esatto contrario, in questo modo deprimendo il valore degli spazi, contribuendo all’inondazione d’interruzioni pubblicitarie e rendendo impossibile il terzo polo. Nel tentativo di rispondersi, così, sarà tornato alla prima casella: il mercato televisivo italiano è distorto dalla Rai. Sono venti anni che la sinistra ci batte la testa, deve averla ben dura per continuare a non capire.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato su Libero del 16 ottobre 2006

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