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La carica degli “innovatori” dell'ultima ora

Se Berlusconismo fa rima con Veltronismo

Ancora nella sacca di un personalismo esasperato e inconcludente

di Elio Di Caprio - 03 aprile 2008

Rivendicare quello che si è fatto nella quasi sepolta Seconda Repubblica e dare insieme un messaggio innovativo in tempi di crisi è uno dei compiti più difficili e ingrati per i due candidati principali a queste elezioni, Berlusconi e Velroni. Manca la fiducia della gente perchè un tale messaggio passi senza scosse. Se tirati per i capelli B. e V. provano a difendere il passato, la rivendicazione è d"obbligo, il Cavaliere lo fa con più spavalderia, Veltroni con qualche esitazione in più. Intanto entrambi parlano di eredità fallimentari non proprie ma dell"avversario a cui hanno posto riparo in passato e vogliono porre riparo nel prossimo futuro. Continua così il fatuo gioco delle accuse e dei miraggi .

La televisione, strumento principe della campagna elettorale, pur nelle distrazioni da “par condicio”, induce a concentrarsi sulle capacità suadenti dei maggiori leaders, a tifare per chi se la cava meglio nell"ammantarsi di nuovo e nell"infondere nei cittadini una qualche speranza residua di cambiamento. Ma poi come si può in neanche due mesi indirizzare e caso mai capovolgere le tendenze elettorali contando sull"impatto mediatico che accorcia la memoria se il risultato negativo della passata stagione è cumulativo e contiene in sé le esperienze di governo di Prodi e Berlusconi?

Si è arrivati così alla riproposizione paradossale e fastidiosa dell"ennesima contesa elettorale concentrata su una singola persona e su quel che dice, non su quello che fa o avrebbe potuto fare. Ogni chance di successo per la propria parte politica è riposta nei leaders “innovatori” d"assalto. Fini si è allineato a Berlusconi dandogli carta bianca per vincere, il centro sinistra si affida alle capacità mediatiche - o affubulatorie come dice Berlusconi che se ne intende- di Walter Veltroni. Tutto il contrario di quello che si sarebbe sperato e dovuto fare in Italia per non cadere nella trappola del personalismo esasperato e inconcludente che ha contrassegnato la lunga stagione del berlusconismo.

E" una trappola in cui è caduto lo stesso Walter Veltroni. Forse il segretario del PD ha la scusante di non poter fare altrimenti per convincere la sua inquieta base di partito- più che l"elettorato nella sua globalità- che cambiare si può, basta volerlo, il governo Prodi non è mai esistito e Prodi non è più il Presidente del PD, si può benissimo accettare un berlusconismo strumentale per promettere più dell"avversario, l"importante è vincere o non perdere troppo.

Manca poco più di una settimana al voto e bisogna spararle tutte nelle scadenze prestabilite dagli strateghi di Arcore o da quelli del “loft “del PD, con la speranza che qualche accidenti -tipo la paventata riammissione della lista della DC nella contesa elettorale – non allunghi i tempi e costringa ad inventarsi altri messaggi. Poi ci si accorge che nonostante le rivendicazioni di facciata il vero sconfitto finora è stato proprio il “prodismo” messo in soffitta da Veltroni quando ha deciso di correre da solo ( o quasi) scottato dalle contraddizioni di quella formula estesa all"estrema sinistra che proprio Prodi aveva tenuto a battesimo per ben due volte per diventare Presidente del Consiglio nel 1996 e nel 2006.

E allora cosa si può rivendicare se si ammette in sostanza un fallimento? Vanno dunque bene tutte le fughe in avanti, Veltroni dice che secondo lui l"egualitarismo è un peccato ed è meglio la meritocrazia, mafia ndrangheta e camorra andrebbero subito eliminate ( d"un colpo e dopo più di 50 anni...) si ridurrà tutto, dalle troppe leggi ai troppi parlamentari, ai troppi consiglieri, ai troppi enti inutili. Tutto bene se fosse realizzabile. Ma con quali strumenti e quali consensi? Non basta un discorso elettorale di buona volontà. Berlusconi a questo punto gioca quasi in difesa, ammorbidisce i toni, non promette “lacrime e sangue” ma si atteggia a statista vigile e accorto, può salvare Alitalia solo lui e meglio di Veltroni grazie alla rete degli amici imprenditori. Si presenta come l"improbabile alfiere della lotta all"evasione ed all"elusione fiscale, ripudia i condoni. Siamo a questo.

Quando finirà la girandola delle promesse e dei colpi ad effetto ci si accorgerà che anche questa tornata elettorale, al di là della frettolosa ed illusoria semplificazione degli schieramenti, sarà servita a poco o niente. Al varco aspetta sempre un"opinione pubblica stanca e diffidente che avrà qualche motivo di ottimismo in più solo quando la “casta” politica inizierà per prima a fare ordine in casa propria tagliando sprechi e inefficienze e magari dotandosi di nuovi strumenti istituzionali e di decisione che – ormai l"hanno capito tutti – sono indispensabili per governare la crisi in atto ed il declino che non si ferma.

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