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Public Policy

Dopo l’analisi dell’<i>Economist</i> - 2

Sblocchiamo il sistema politico

Il settimanale inglese ha denunciato problemi di cui da anni indichiamo le soluzioni

di Davide Giacalone - 28 novembre 2005

E dopo tante citazioni, dopo tante lezioncine impartite con il ditino alzato, dopo avere detto per non so quante volte, “lo ha scritto l’Economist”, come a dire che era stata pronunciata parola incontestabile, ora si trovano d’accordo, sia gli uni che gli altri, nel valutare erronee le conclusioni cui giunge l’Economist, il settimanale inglese che dedica un dossier all’Italia. Ma che ha scritto, di così conturbante?

Ha scritto che le due coalizioni, quella di centro destra e quella di centro sinistra, nonché i due leader che le capeggiano, quindi Berlusconi e Prodi, non sono in grado di affrontare i problemi dell’Italia, pertanto destinata a proseguire nella via del declino. Ha sostenuto che il bipolarismo spaghetti style non funziona, perché le due coalizioni sono internamente bloccate da disomogeneità e contraddizioni. In pratica quel che scriviamo da diversi anni, sebbene in italiano e non in inglese.

Aggiungo che l’anno prossimo voteremo in una competizione politica che si presenta come la fotocopia di dieci anni fa. Il che è orribile, se solo si pensa che la carica democratica più potente del mondo, ovvero il presidente degli Stati Uniti, può durare non più di otto anni. Un sistema bloccato, il nostro, incapace di ricambio e tendente alla gerontocrazia. Come già scrivemmo. In altre parole, non sentivamo il bisogno di leggerlo anche altrove.

Sono problemi, questi, che possono essere superati. Il nostro sistema politico non è affatto destinato all’inevitabile declino. Ma la condizione per farlo è che si esca dall’equivoco instauratosi nel biennio 1992-1994, si esca dal clima di guerra civile strisciante, e ciascuno sappia compiere il processo di maturazione che gli compete, tanto a sinistra quanto a destra. Se, invece, continueremo a confondere la forma con la sostanza, chiamando “democrazia” la mera contabilità dei voti, sfidandoci a chi ne raccoglie uno in più, non ha importanza come e con chi conquistato, allora l’ingovernabilità, o, meglio, la non governabilità ce la saremo conquistati in modo stabile, con le conseguenze nefande che l’Economist non è certo il primo a vedere.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.