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Dalle promesse ai fatti

Renzi alla prova delle riforme

Il neo Premier adesso si gioca il tutto per tutto. Se fallisce il popolo si ribellerà

di Gaetano D'Ambrosio - 04 marzo 2014

Dopo aver accelerato il cammino in maniera inaspettata ed abnorme, Renzi, con piena consapevolezza, ora si gioca il “tutto per tutto”, sicuro di essere “toccato dalla buona stella”, come al solito. Egli in un primo tempo aveva dichiarato la sua volontà inderogabile di passare al più presto per una prova elettorale, sicuro di conseguire la sua legittimazione popolare. Poi, improvvisamente le cose sono cambiate.

Il Direttore Scalfari, fondatore di “Repubblica”, non riuscendo a darsi una spiegazione, sostiene che Renzi, dopo aver avuto la percezione del miglioramento della situazione economica, temeva che Letta con il suo governo potesse, nella fase successiva, consolidarsi tanto da non poter essere facilmente sostituito. Quindi, con un"azione brutale, cinica e spietata, doveva eliminare subito l"ostacolo, forte della sua preponderante maggioranza nel PD. A questa considerazione, secondo me parziale e non esaustiva, del sempre lucido Scalfari, ma condivisa anche da Cacciari, aggiungo che Renzi, con la sua dote di eccezionale furbizia, evidentemente ha avuto la contezza non solo che stava profilandosi una situazione di avvio del miglioramento dell"economia, in armonia alla spiegazione di Scalfari, ma che, in particolar modo, si andava aggregando, con la permanenza del Governo Letta, un coacervo di forze nei gruppi parlamentari che, verosimilmente, avrebbe avuto la forza di modificare il quadro della legge elettorale, già concordata, o meglio, per la verità, imposta da Berlusconi. Ne sarebbe conseguito lo svilimento del suo declamato ruolo di leader con la perdita di credibilità e con grave pregiudizio per la conquista futura della Presidenza del Consiglio.

Ecco perché, secondo me, Renzi, ha deciso di bruciare le tappe, approfittando di un momento di particolare disagio generale, evidenziato, in modo inconsueto, anche dalla Confindustria e dal Sindacato, in particolare dalla CGIL, forte del suo ruolo di segretario del PD, ed anche nell"intento di ridurre, finalmente, con l"ausilio di altre forze e di una ben orchestrata campagna di stampa, la funzione soverchiante del Presidente della Repubblica. Ma le aspettative del Paese hanno creato, ora, una situazione in cui le declamazioni e le promesse non sono più sufficienti, da sole, a produrre consenso; è venuto il tempo che i “pagherò” si apprestano alla scadenza senza possibilità di alcun “rinnovo”, con l"obbligo di essere onorati senza scuse.

Il furbo Renzi già avverte la difficoltà di poter mantenere, come promesso, la realizzazione delle scadenze mensili, annunciate con clamore, con il conseguente rischio di finire in “decozione”. E, allora, incomincia a minacciare il ricorso alle elezioni anticipate con la sicumera di prospettare, ad ogni occorrenza, di non avere alcun timore di arrivarci, ma contando, per non far concretizzare davvero il fantasma, sul fatto che quasi tutti i gruppi parlamentari, sopratutto per necessità di sopravvivenza e di conservazione delle prebende, sono oltremodo ostili a tale evenienza. Rischiamo, perciò, ancora una volta, di sopravvivere ai problemi senza affrontarli e risolverli. Il popolo elettore finirà per farsi abbindolare dal nuovo imbonitore che, non avendo alcun impero economico, né la eccelsa capacità comunicativa di Berlusconi, non potrà elargire gratificazioni di sorta, ma solo “parole, parole, parole”, sempre con la speranza di ammaliare, comunque, gli allocchi di turno.

Devo riconoscere che questo mio scetticismo non è produttivo di consensi, né è conforme agli opportunismi di maniera. E" necessario dire la verità anche quando può far male! Avremo modo di verificare entro cinque-sei mesi o più, a meno che prima Berlusconi non reagirà rompendo il patto, se il Paese sia stato di ancora una volta turlupinato da un nuovo pifferaio magico, come quello di Hamelin, dei Fr.lli Grimm, con il rischio di finire come quei fanciulli della favola, dispersi e derisi, anche senza colpa diretta. In un Paese veramente democratico, serio e moderno quello che è capitato in Italia non si sarebbe mai potuto verificare. Abbiamo tutti contribuito a creare una situazione abnorme e strana, in cui il conseguimento di una vittoria, in una assise privata, anche se partecipata, le cd. Primarie del PD, una minoranza rispetto all"effettivo corpo elettorale, ha potuto, con due semplici mosse ed in pochissimo tempo, “impadronirsi” del Potere ed imporre soluzioni a parole non perseguite. Nessun bagno elettorale ha consacrato questo vincitore! Esauritasi la possibilità di un governo di emergenza e/o del Presidente, l"affabulatore di turno ha potuto accedere al Potere, marciando su un tappeto libero da ogni difficoltà, per la dabbenaggine della stragrande maggioranza, composta, per lo più, da opportunisti pronti a subire , e ad assuefarsi per il loro “particulare”, e correre sempre in “soccorso del vincitore”.

Mi verrebbe da dire “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello” ( Dante, Purgatorio, canto VI). Pur consapevole di tale incresciosa situazione, bisogna avere comunque fiducia che questo benedetto popolo elettore, prima o poi, oserà “ribellarsi”, ponendo fine a questo andazzo. Accadrà?.......

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