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Oltre i fattori frutto di commenti forzosi

Questione centrale e pienamente attiva

Perché dalle regioni rosse non viene un candidato leader capace di guidare il Paese?

di Antonio Gesualdi - 23 maggio 2006

Fattore K, fattori A, B, C...F. I nostri commentatori politici si sono sforzati di inventare qualche formula che passasse alla storia e ne hanno scritte e dette di tutti i colori dopo l"elezione a Presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano.
Il fattore K era riferito alla situazione internazionale e dunque all"impossibilità per i comunisti di andare al governo in un paese che dell"Europa occidentale. Caduto il muro di Berlino e finita, formalmente, la guerra fredda anche i partiti italiani hanno cambiato pelle. Agli inizi degli anni novanta non c"è più la Democrazia cristiana e non ci sono più neppure i comunisti. Il fattore K è stato dichiarato "decaduto" anche dal suo autore "a causa di eventi come l"implosione del muro di Berlino, la dissoluzione dell"Urss e la svolta del Pci convertito in Pds e Ds al prezzo di alcune scissioni."
Chiara Valentini nel suo libro sul Pci "Il nome e la cosa", proprio sul periodo della svolta, racconta di un ex partigiano che dice: "Mi ha fatto male sentire Napolitano che diceva di non sentirsi più comunista da tempo." Di un attuale Ministro della Repubblica, leggo: "Attorno a Barbara Pollastrini (a Milano) si era raccolto un gruppo di trenta-quarantenni, per la maggior parte proveniente da una Fgci che si era misurata con l"estremismo degli anni Settanta, desiderosi di rilanciare il partito nelle lotte sociali e di ridefinire una nuova immagine, in sintonia con la più vasta sinistra milanese. E, soprattutto, nemica giurata dei miglioristi."
Insomma i comunisti italiani, dopo la fine del comunismo, rimangono quelli che erano prima: alcuni si adopereranno per rifondare ed altri per migliorare. Dei miglioristi, capo dei quali proprio Giorgio Napolitano, Valentini scrive: "Il gruppo, caso decisamente raro nel Pci, può contare su un organo di stampa, il settimanale "Il Moderno", formalmente autonomo ma diretto da uno dei più autorevoli miglioristi, Ludovico Festa (http://interviste.clarence.com/archive/026438.html), e impegnato sui temi cari alla corrente. E tiene aperto un dialogo con l"imprenditoria forte, da Gardini a Ferruzzi a Berlusconi, che fra l"altro del "Moderno" sono inserzionisti pubblicitari."
Il panorama politico dentro il quale il fattore K assunse una qualche valenza esplicativa, negli anni novanta, era completamente cambiato. Quel teorema, dunque, non ha senso applicarlo alle questioni politiche attuali. Il mondo è cambiato e anche l"Italia è cambiata. E ha avuto ragione anche chi sosteneva che per permettere l"arrivo dei comunisti al governo bisognasse spaccare l"unità politica dei cattolici. Ma resta il fatto che, giustamente, pone Ronchey (autore del fattore K): "Perché i postcomunisti non hanno ancora proposto, in elezioni a suffragio universale, un loro candidato alla guida del governo?" Perché non è stata ancora superata la "Questione Centrale"; ovvero non abbiamo ancora risolto i problemi politici che pone a tutto il Paese la parte di concittadini che abita nelle regioni del Centro Italia. In sostanza la questione Centrale è il risvolto endogeno del fattore K che era riferito, esclusivamente, alle dinamiche internazionali. Oggi quelle regioni, a mio avviso, rendono il sistema politico bloccato nelle alternanze perché ad ogni elezione, di fatto, si dovrebbe considerare che il centro-sinistra parta con un vantaggio del 5-7% a livello nazionale. Questo perché - dal secondo dopoguerra - nel Centro Italia il voto non cambia mai ed è in proporzioni sempre simile. Quello è il vero fattore K del nostro sistema politico. La roccaforte rossa fa registrare differenze di percentuali tra il primo partito (Ds o Ulivo) e secondo partito (Forza Italia) di oltre 20 punti. Nelle roccaforti azzurro-verdi questo non accade. A Como si registrano differenze di 8 punti a favore di Forza Italia, così come a Sondrio e Varese e in molte province siciliane. A Imperia Forza Italia sopravanza l"Ulivo di circa 13 punti percentuali, ma è l"unico caso oltre i dieci punti di differenza. Che significa tutto questo? Significa che Napolitano è potuto diventare Presidente della Repubblica perché "non si sentiva comunista da tempo". Ed era un tempo quando esisteva ancora il Partito comunista italiano. Significa che i "comunisti" sono altri e comunque significa che queste etichette ideologiche sono usurate e non corrispondono più alla realtà. La corsa di D"Alema al Quirinale non è stata fermata perché egli è un comunista, ma perché è un politico potente, mentre un Presidente della Repubblica deve "solo" rappresentare i simboli unitari del Paese. Sinteticamente direi che con Napolitano abbiamo fatto finta di aver superato il fattore K oggi, anche se questo era già svanito tra i calcinacci del muro di Berlino ieri. Con lo stop a D"Alema abbiamo, invece, ribadito che c"è ancora una Questione Centrale che blocca il buon funzionamento del nostro sistema politico-istituzionale. In tempi di guerra fredda questa anomalia italiana veniva proiettata sulle divisioni internazionali. Oggi - quando gli alibi sono caduti - l"anomalia italiana è una questione che solo gli italiani possono risolvere. A sfidare il Berlusconi laico-socialista c"era un cattolico, ex democristiano non un comunista o postcomunista.
Al di là delle drammatizzazioni economiche, sociali, demografiche, questa è la nostra "Questione Centrale". Cosa ne pensano i nostri concittadini delle regioni rosse? Perchè se è soprattutto il loro voto a far vincere la sinistra non presentano a tutto il Paese un candidato leader? La Questione Centrale è tuttora pienamente attiva!

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