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Il decadimento politico e morale di un Paese

Quando si scade nei (mal)costumi

Nell’Italia degli intoccabili ciascuno fa quello che gli pare, a patto che la sfanghi in tribunale

di Davide Giacalone - 17 giugno 2009

Ecco un’occasione, da cogliere al volo, per raccontare il decadimento morale di un Paese, l’imbastardirsi della vita politica e la corruzione dello strumento giudiziario. Mi riferisco agli aerei di Stato ed all’inchiesta che ha coinvolto il presidente del consiglio, indagato per abuso d’ufficio. L’hanno aperta poche ore prima delle urne europee ed amministrative e si chiude, con la richiesta d’archiviazione, una settimana dopo. Guarda un po’ i casi della vita: era perfettamente strumentale al resto della campagna elettorale contro la maggioranza, condotta senza parlare di politica. Ora non serve più e si scopre che il reato non c’è. Il problema sì, però.

Dice Franceschini, adesso, fuori tempo massimo: quel che c’interessa non è l’inchiesta penale, ma il guasto morale. Bravo, poteva accorgersene prima. Poteva suggerirlo anche ai ministri del governo Prodi, come Mastella e Rutelli, i cui precedenti servono, oggi, ad archiviare Berlusconi. Quel che proprio non riescono a capire, i giustizialisti ed i leccatoghe nostrani, è che sono essi una delle cause dell’assenza di etica pubblica. Già, perché non c’è una sola ragione al mondo per cui il contribuente debba pagare la trasferta di ministri al gran premio di Monza, come anche viaggi verso le vacanze, con ballerine e cantanti al seguito di “persone titolate”, ovvero di ministri che dispongono della flotta aerea statale come fosse propria.

Proprio in questi giorni un ministro inglese si è dimesso, visto che il marito aveva addebitato al governo un film, probabilmente porno, per il valore di dieci sterline. Il capo della Camera dei Comuni, sempre inglese, è dovuto andare a casa, perché i propri uffici non controllavano adeguatamente le note spese dei parlamentari. Sono esagerati? No, c’è etica pubblica. Sono cose relativamente piccole, ma denotano un costume. Da noi è proprio il costume, perdonate il francesismo, che fa schifo.

La debolezza etica, e culturale, del nostro mondo politico ha consegnato alle procure il controllo della moralità. Non solo è una follia, perché a quelle spetta il controllo della legalità, che non è affatto la stessa cosa, ma essendo le procure a loro volta politicizzate, ed essendo la giustizia in coma profondo, è andata a finire che nessuno si dimette mai per niente, se non costretto con il coltello (la galera) alla gola. Non potendo, e non dovendo, consegnare ai pm il diritto di stabilire chi può governare e chi no, si è arrivati a stabilire che ciascuno fa quello che gli pare, a patto che la sfanghi in tribunale.

L’inchiesta sui voli di Stato era una bufala. Ma l’uso di quei voli, così come dello sciame inquinante delle auto pubbliche e degli altri privilegi (cui compartecipa la magistratura), denota un’arroganza che incarognisce i cittadini. Ai quali non è neanche offerta la via d’uscita del voto, perché possono solo scegliere chi è di turno a far loro marameo. Non è qualunquismo scriverlo (lo considero un dovere), è franzaspagnismo praticare quei (mal)costumi.

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